Altri 5 miliardi di euro sono entrati oggi nelle casse dello stato con l’asta per l’emissione di nuove tranche di Buoni ordinari del Tesoro (BoT), inizialmente annuali. In particolare, 2,5 miliardi sono arrivati dalla scadenza del 13 settembre 2024 (ISIN: IT0005561458) e altrettanti dalla scadenza del 14 ottobre 2024 (ISIN: IT0005567778). La domanda ha complessivamente sfiorato gli 8 miliardi di euro, rivelandosi buona.

Rendimenti degli ex BTp annuali

Pur avendo debuttato in qualità di BoT annuali, come dicevamo, presentano al momento una durata residua rispettivamente di 6 mesi e mezzo e 7 mesi e mezzo.

La scadenza di settembre ha esitato un prezzo di aggiudicazione di 97,979 centesimi e ha così offerto un rendimento lordo del 3,769%. La scadenza di ottobre ha esitato un prezzo di aggiudicazione di 97,68 centesimi, pari a un rendimento lordo del 3,75%. Per entrambe le tranche la data di regolamento è fissata per il 29 febbraio.

Dunque, questi ex BoT annuali offrono un rendimento fin quasi al 3,80%. Più che soddisfacente per un investimento della durata così breve. Nei fatti, un’alternativa pratica e a bassissimo rischio alla liquidità infruttifera. I titoli di stato sono sempre molto liquidi, cioè permettono di ottenere rapidamente denaro in contante attraverso il disinvestimento. E ciò vale particolarmente per le scadenze brevi.

Ecco i guadagni alle scadenze

Come saprete, i BoT non staccano alcuna cedola. Il loro rendimento è dato dalla differenza tra prezzo di rimborso o disinvestimento anticipato e prezzo di acquisto. Nello specifico, l’investitore ottiene un taglio minimo di 1.000 euro per 979,79 euro nel primo caso e per 976,80 euro nel secondo. Alla scadenza, riceverà in pagamento i suddetti 1.000 euro, maturando un guadagno rispettivamente di 20,21 e di 23,20 euro. Rapportando tali cifre agli esborsi e tenuto conto del periodo dell’investimento, otteniamo per l’appunto i rendimenti di entrambi.

Conti deposito ancora meno convenienti

Da notare che, alle attuali condizioni di mercato, i BoT annuali o anche solo semestrali continuano a sovrastare i tassi di interesse offerti dalla stragrande maggioranza dei conti deposito e, tra l’altro, per vincoli temporali ben maggiori.

Ciò spiega la corsa ai bond tra le famiglie, anche se essa riguarda perlopiù scadenze più lunghe fino ai sette anni.

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