Gli USA non hanno rinnovato l’eccezione che fino allo scorso 25 maggio consentiva ai creditori americani di ricevere pagamenti in dollari dalla Russia sugli Eurobond. E così, Mosca rischia di andare tecnicamente in default tra meno di un mese, quando sarà scaduto il periodo di grazia di 30 giorni per due titoli di stato denominati rispettivamente in dollari ed euro. A dire il vero, il default con ogni probabilità riguarderebbe solo il primo. Infatti, la fine dell’eccezione dell’Office of Foreign Assets Control vale per le sole entità americane.

Inoltre, il bond in euro fu emesso al tempo con una clausola in base alla quale la Russia può provvedere alternativamente al pagamento in rubli.

Eurobond Russia, default più vicino

L’importo in questione complessivamente ammonta a 100 milioni di dollari, ma il problema è tecnico: nessuna banca potrà girare i pagamenti in dollari ai creditori americani. Sarebbe il primo default sul debito estero dal 1917, anno in cui i bolscevichi presero in potere e ripudiarono i debiti contratti dallo zar. Ed ecco che per scampare a tale rischio il Tesoro russo ha avanzato ai creditori stranieri la seguente proposta: aprire un conto presso una banca russa e ricevere tramite di esso i pagamenti in rubli sugli Eurobond.

Il sistema funzionerebbe esattamente come oggi avviene per il gas con i clienti europei, ma al contrario, ha spiegato Mosca. In pratica, il governo effettua i pagamenti nella valuta in cui sono dovuti e li deposita presso una banca domestica. Questa si occuperà di accreditarli a sua volta sul conto dei clienti obbligazionisti dopo averli convertiti in rubli. Stiamo certi che un simile escamotage si presterebbe a diverse interpretazioni circa l’avvenuto pagamento o l’inadempienza da parte dell’emittente.

Rendimenti alle stelle per le scadenze vicine

Intanto, gli Eurobond continuano ad arretrare sul mercato secondario.

La scadenza 4 aprile 2042, che scampò per un soffio al default all’inizio di maggio, tratta ad appena 22 centesimi di dollaro. Nelle scorse sedute, era precipitata intorno a 19 centesimi. A questi prezzi, offre un rendimento lordo annuo del 34%. Nulla rispetto alle scadenze più imminenti, che arrivano a superare il 200%. In pratica, il mercato sconta un elevatissimo rischio default. Resta, infine, da verificare quanti effettivamente saranno i creditori americani che accetteranno di avvalersi di questo sistema per ricevere i pagamenti.

Entro la fine dell’anno, la Russia dovrà sborsare a favore degli obbligazionisti stranieri meno di 2 miliardi di dollari. Pur con circa la metà delle riserve valutarie “congelate” in Occidente a seguito dell’occupazione dell’Ucraina, l’importo sarebbe del tutto sostenibile per Mosca. Non dimentichiamo che tra gas e petrolio esportati in Europa, il paese incassa sugli 850 milioni di euro al giorno. Ma il problema è tecnico: se nessuna banca fiduciaria può accettare i pagamenti in dollari per via delle sanzioni, questi non potranno essere girati agli obbligazionisti. La Russia eccepisce di avere adempiuto alle proprie obbligazioni, ma lo spettro del default avanza ugualmente.

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