Il Ministero di economia e finanze ha annunciato ieri pomeriggio il collocamento sindacato di un nuovo BTp a 30 anni benchmark, scadenza 1 ottobre 2053. L’operazione avverrà “nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato”. Questa espressione è utilizzata per fare riferimento a un’emissione generalmente entro le ventiquattro ore successive. Pertanto, l’offerta starebbe avvenendo proprio in queste ore. Ad occuparsene su mandato del MEF saranno Deutsche Bank, J.P. Morgan, Nomura, Société Générale e Unicredit.

L’attuale BTp a 30 anni ha scadenza 1 settembre 2052 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980).

Fu emesso nel gennaio dello scorso anno, quando le condizioni di mercato si presentavano nettamente più favorevoli di quelle attuali. Lo dimostra la cedola, relativamente bassa. Pertanto, questo bond oggi esibisce una quotazione decisamente sotto la pari, sotto i 64 centesimi. Il rendimento lordo alla scadenza si attesta tra 4,35% e 4,40%.

Da questi dati possiamo desumere che il nuovo BTp a 30 anni, la cui durata è di 13 mesi più lunga dell’attuale benchmark, dovrebbe offrire qualcosa in più agli investitori interessati a comprarlo. La nostra previsione è per un rendimento in area 4,50%. Dunque, la cedola fissa lorda annuale si aggirerebbe attorno a questa percentuale. Sarebbe la più alta emessa dal Tesoro negli ultimi anni.

Quale BTp a 30 anni comprare?

Ha senso acquistare il nuovo BTp a 30 anni o sarebbe preferibile su questo tratto della curva puntare sul bond già esistente? Poiché l’emissione avverrà ad un prezzo intorno alla pari, in portafoglio inseriremmo un asset con rendimento immediato netto atteso vicino al 4%. Il BTp 2052 ce ne offre oggi uno sotto il 3%, rapportandolo al prezzo di acquisto. Se il nostro obiettivo consiste nell’incassare periodicamente un flusso di redditi medio-alti, il nuovo BTp a 30 anni si mostra più interessante.

D’altra parte, a parità di investimento nominale, con il BTp 2052 spenderemmo molto di meno. Su ogni 1.000 euro, ce ne basterebbero 639 alla quotazione di queste ore.

Per il resto, entrambi i titoli contengono una dose speculativa accentuata. Infatti, molti tra i potenziali investitori saranno allettati con ogni probabilità non già dal flusso delle cedole, bensì dalle potenzialità di crescita dei prezzi man mano che l’inflazione scenderà nell’Area Euro e la Banca Centrale Europea si avvierà a cessare la stretta monetaria prima e a tagliare i tassi successivamente.

Tanto per fare un esempio, se il BTp a 30 anni dovesse portarsi a un rendimento del 2% o poco più (scenario poco probabile nel medio termine), sia la scadenza 2052 che la nuova emissione si apprezzerebbero di circa il 50%. Questo tratto della curva è molto ambito dai fondi pensione, i quali si assicurano così investimenti in un orizzonte temporale lungo e coincidente con le necessità tipiche dei clienti.

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