C’erano una volta i Piigs, che divennero dopo qualche anno Pigs, avendo perso l’Irlanda tra le nazioni che componevano idealmente il nefasto gruppo degli stati fiscalmente malmessi d’Europa. A distanza di poco più di un decennio, di quella sigla non resta (per fortuna) quasi nulla. Se è vero che continuiamo a distinguere tra Nord e Sud Europa quando parliamo di conti pubblici, d’altra parte non ha più senso mettere insieme Portogallo, Spagna, Italia e Grecia nel medesimo calderone.

A tale riguardo, date un’occhiata anche veloce alle rispettive curve dei rendimenti. Come vedremo con i bond a 30 anni che vi presentiamo, al momento solo l’Italia resta con spread elevati.

Spread BTp-Bund sotto 150 punti

La distanza tra il rendimento decennale italiano e tedesco si è ridotta sotto 150 punti base o 1,50% nella mattinata di oggi. Bene, molto bene. Unica pecca: altrove le cose vanno ancora meglio. Ad esempio, in Portogallo lo spread arriva a stento a 70 punti, meno della metà del nostro. E la Grecia, paese devastato finanziariamente per eccellenza, il decennale offre appena il 3,20% contro il 3,75% nostrano.

Ma andiamo ai bond a 30 anni. Le lunghe scadenze sono attualmente le più interessanti. Offrono rendimenti a premio sulle scadenze medio-brevi e allo stesso tempo prospettive incoraggianti in termini di prezzo. Poiché siamo alla vigilia del taglio dei tassi di interesse, i rendimenti lungo la curva scenderanno e le quotazioni risaliranno. Il mercato si è portato avanti con questo discorso tra ottobre e dicembre. Dopo aver preso fiato nelle prime settimane del nuovo anno, i movimenti sembrano tornati cautamente rialzisti.

Ex Pigs alla riscossa

Il bond a 30 anni del Portogallo, scadenza 12 aprile 2052 e cedola 1% (ISIN: PTOTECOE0037), è prima salito del 30% e dopodiché sceso del 10% all’attuale quotazione di 55 centesimi. Il tasso offerto è striminzito e ciò rende la duration molto lunga: 22 anni. Offre un rendimento lordo alla scadenza sopra il 3,50%.

Medio-alti i rating: BBB+ per S&P, A- per Fitch e A3 per Moody’s. Del resto, al 30 settembre scorso il rapporto tra debito pubblico e PIL a Lisbona risultava sceso al 107,50%, sotto i livelli di Francia e Spagna.

E andiamo proprio in Spagna. Il bond a 30 anni qui scade il 31 ottobre 2052 e offre cedola 1,90% (ISIN: ES0000012K46). Si acquista al momento per meno di 67 centesimi, per cui la cedola effettiva lorda si aggira intorno al 2,85% e il rendimento al 3,80%. Anche in questo caso, rating medio-alti: A- per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s. Il debito pubblico dovrebbe essersi attestato sotto il 110% del PIL a fine 2023.

Infine, la Grecia. Un miracolo inatteso. Straziata da lunghissimi anni di crisi finanziaria, economica e sociale spaventosa, l’economia ellenica sta uscendone vittoriosa. E il suo bond a 30 anni, scadenza 24 gennaio 2052 con cedola 1,875% (ISIN: GR0138017836), lo testimonia. Prezza a 69,32 centesimi e offre un rendimento del 3,64%, circa lo 0,70% in meno dell’omologo italiano, pur a fronte di una minore durata di oltre un anno e mezzo. I rating risultano ancora bassi, “non investment grade” per Moody’s, che assegna al debito di Atene il giudizio Ba1. La promozione è arrivata, invece, ad opera di S&P e Fitch, entrambi con giudizio BBB-.

Bond 30 anni, prospettive positive

Questi bond a 30 anni, dicevamo, hanno la caratteristica di offrire rendimenti relativamente elevati e prospettive positive per i prezzi. A differenza dei BTp, però, tendono a risentire meno delle tensioni economico-finanziarie nell’Eurozona. I mercati li trattano oramai come se fossero titoli “semi-core”. E sembra assurdo che una simile sorte spetti alla Grecia, ma sulle ragioni di questa apparente anomalia abbiamo più volte scritto (leggi anche: I bond della Grecia sovraperformano i titoli di stato italiani e anche nel 2024 potranno sorprendere).

Il Portogallo è assimilabile a tutti gli effetti alla Francia, la Spagna segue a ruota a breve distanza.

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