Un’altra giornata impegnativa per il Tesoro, che ieri ha raccolto sul mercato 4,25 miliardi di euro attraverso una delle ultime aste dell’anno. Per l’occasione vi erano in offerta due titoli di stato. In entrambi i casi, gli importi riscossi si sono situati ai massimi delle rispettive forchette fissate alla vigilia. In particolare, 3 miliardi sono arrivati grazie al nuovo BTp a 10 anni. Scadenza 1 maggio 2033 e cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128), ha spuntato un prezzo decisamente sopra la pari a 104,03. Ad esso è corrisposto un rendimento lordo annuo del 3,96%.

Alla precedente asta di ottobre, si era attestato al 4,24%. E a settembre aveva debuttato sul mercato sotto la pari, offrendo il 4,69%.

BTp a 10 anni, prezzo su

Il calo del rendimento per il BTp a 10 anni è stato salutato positivamente dagli obbligazionisti, tant’è che nelle ore successive lo spread è sceso di diversi punti. Gli schermi che hanno utilizzato il nuovo “bechmark” tedesco decennale, hanno proiettato una discesa del differenziale sotto 180 punti base o 1,80%.

Il secondo titolo offerto è stato il CcTeu 15 ottobre 2030 (ISIN: IT0005491250). Anche qui c’è stata una risalita del prezzo a 96,76 centesimi. Il rendimento lordo esitato, comprensivo dell’Euribor a 6 mesi fissato per la corresponsione della prossima cedola di aprile, è stato del 3,21% su base annua. Ricordiamo che il CcTeu è un titolo di stato con cedola legata all’andamento dell’Euribor a 6 mesi. Esso offre anche uno spread dello 0,75% su tale tasso.

Segnali dal fronte CcTeu

Così come il BTp a 10 anni, anche il CcTeu 2030 ci ha fornito qualche spunto di analisi all’asta di ieri. In effetti, il rendimento esitato al netto dell’Euribor è risultato essere di 1,20%. Esso si confronta con un rendimento del BTp a 8 anni in area 3,55%. Pertanto, il differenziale di 2,35% ci darebbe il tasso Euribor a 6 mesi medio atteso dal mercato da qui al 2030. Attualmente, esso si attesta al 2,45%. Era al -0,54% a inizio anno.

In altre parole, il mercato sconta tassi medi sostanzialmente invariati nel medio e lungo periodo.

All’asta di settembre, tale differenziale fu di circa il 2,90%. E ciò ci lascia intendere che le aspettative del mercato si siano “raffreddate” rispetto all’andamento futuro dei tassi. Un apparente paradosso, se si considera che da allora l’inflazione non ha fatto che accelerare, registrando in Italia il massimo dal 1984 nel mese di ottobre. Ma gli investitori avranno anche notato la reazione della BCE, che dopo mesi di inerzia ha iniziato ad alzare il costo del denaro per battere l’inflazione. Ciò spiega anche il calo del rendimento del BTp a 10 anni con cedola fissa. Le aspettative d’inflazione non si sono disancorate rispetto al target BCE del 2%.

[email protected]