Chi ha deciso di investire in BTp negli ultimi mesi, tutto può dirsi, fuorché deluso. I titoli di stato italiani salgono sul podio dei guadagni realizzati nel confronto internazionale. La classifica non lascia spazio agli equivoci: dai minimi di prezzo toccati nell’ottobre scorso a ieri, il rialzo sfiora la doppia cifra per la scadenza decennale. Nessun altro mercato sovrano ha fatto lo stesso in relazione ai propri minimi, tutti toccati tra la fine di settembre e i primi di ottobre dell’anno passato.

Ecco i dati:

  • BTp 10 anni: +9,7%
  • Bund 10 anni: +4,4%
  • Bonos 10 anni: +0%
  • Oat 10 anni: +6,8%
  • Grecia 10 anni +7,85%
  • Portogallo +7,6%

Investire in BTp con il calo dell’inflazione?

Grazie alla sovraperformance, i nostri bond hanno stretto il differenziale di rendimento rispetto ai titoli di stato tedeschi. Infatti, lo spread è sceso da un massimo di poco inferiore ai 210 punti base o 2,10% ai circa 145 punti attuali o 1,45%. Non era mai stato così basso da oltre due anni a questa parte. Il crollo si deve principalmente all’aspettativa per un primo taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona entro pochi mesi. La Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe allentare la politica monetaria a giugno, mentre è sempre meno probabile che lo faccia prima.

Sulla scorta di questi dati possiamo affermare che investire in BTp possa essere conveniente anche nei prossimi mesi o forse già i nostri bond hanno fatto il passo più lungo della gamba? In fin dei conti, il taglio dei tassi è stato scontato perlopiù e soltanto una sorpresa positiva su questo versante metterebbe altra benzina sul fuoco degli acquisti. Se questo è vero, bisogna considerare altri dati. In questa fase, i tassi d’inflazione stanno divergendo parecchio di stato in stato all’interno della stessa Eurozona. L’Italia è l’economia con la più bassa crescita tendenziale dei prezzi (+0,8% a gennaio), mentre in Germania essa è ancora al 2,9% e in Francia e Grecia al 3,1%, con la Spagna al 3,4%.

Rendimenti e inflazione

L’inflazione determina il livello dei rendimenti reali, sebbene bisogna qui precisare una cosa. Quando calcoliamo il rendimento di un’obbligazione, non dobbiamo confrontare quello nominale con l’attuale tasso d’inflazione domestico. Quest’ultimo ci dice, infatti, di quanto sono aumentati i prezzi nell’ultimo anno, non di quanto aumenteranno in futuro. Tuttavia, per un attimo abbiamo volutamente messo in relazione il calo dei rendimenti nominali con quello dell’inflazione negli ultimi mesi.

Ecco cosa abbiamo scoperto. Il BTp a 10 anni è passato da un rendimento massimo del 5% ad ottobre al 3,90% attuale. C’è stato un calo dell’1,10%, mentre l’inflazione italiana nello stesso periodo è passata dal 5,30% allo 0,80%. Si è ridotta del 4,50%. Ragionando in termini spiccioli (e solitamente sbagliati), otteniamo che i rendimenti reali decennali dell’Italia risultano essere aumentati del 3,40%. Come potete verificare dai dati sottostanti, questo balzo così grosso non è avvenuto da nessuna altra parte. Addirittura, in Grecia si è registrato un crollo dei rendimenti reali del 2,60%, in Spagna dello 0,60%. Unici due casi tra quelli considerati nell’Eurozona.

  • Paese       Rendimenti nominali     Tassi d’inflazione     Variazione dei rendimenti versus variazione inflazione
  • Italia         da 5% a 3,90%            5,3% a 0,8%           -1,10% versus -4,5%
  • Germania   da 3% a 2,45%            4,5% a 2,9%           -0,55% versus -1,6%
  • Spagna      da 4,05% a 3,33%        3,5% a 3,4%          -0,70% versus -0,10%
  • Francia      da 3,55% a 2,91%        4,9% a 3,1%          -0,65% versus -1,80%
  • Grecia       da 4,50% a 3,40%         1,6% a 3,1%         -1,10% versus +1,5%
  • Portogallo  da 3,75% a 3,09%        3,6% a 2,3%          -0,65% versus -1,30%

Spread effettivo ancora elevato

In verità, dovremmo guardare alle aspettative d’inflazione per capire il livello reale dei rendimenti sovrani. Ad esempio, in Germania si attestano al 2,20% per il lungo periodo e sopra il target BCE del 2%, in Italia intorno all’1%. Ne consegue che, teoricamente, il BTp a 10 anni offrirebbe allo stato attuale un rendimento lordo reale del 2,90% contro lo 0,25% della Germania. Lo spread effettivo risulterebbe ben maggiore di quanto segnalato da quello che quotidianamente monitoriamo attraverso la stampa.

Investire in BTp può convenire ancora

Stando così le cose, possiamo affermare che i titoli di stato italiani restano deprezzati. E questo ci spinge ad affermare che investire in BTp può riservare ancora soddisfazioni per il prossimo futuro. Da qualsiasi punto di vista si guardi al trend, è innegabile che i nostri bond rendano ben troppo rispetto agli altri mercati dell’Eurozona. Pur scontando un rischio di credito più alto in base ai minori rating, con il taglio dei tassi BCE la situazione sembra diretta verso un allentamento delle tensioni finanziarie, che peraltro già è iniziato da quattro mesi.

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