Exor è tornata sul mercato obbligazionario con l’emissione di un nuovo bond per 650 milioni di euro, superiore ai 500 milioni ipotizzati dalla guidance. L’ultima volta che la holding della famiglia Elkann-Agnelli aveva raccolto capitali, era stato nel 2021 con l’emissione di obbligazioni per mezzo miliardo, contestualmente al riacquisto di scadenze nel 2022 e 2024. E anche stavolta il denaro incassato servirà a rifinanziare il debito in scadenza, per l’esattezza un bond che sarà rimborsato nel prossimo mese di ottobre per 650 milioni.

Questi tratta sul mercato secondario sopra 99 centesimi, a fronte di una cedola del 2,50%. Pertanto, il rendimento si aggira intorno al 3,90%, a leggero premio sui Buoni ordinari del Tesoro a 6 e 12 mesi.

Holding a capo di numerose società

Di fatto, l’indebitamento finanziario non salirà, se non per il periodo che intercorrerà tra la data di emissione e l’avvenuto rimborso del titolo tra otto mesi. Il collocamento è stato curato da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca. Il nuovo bond di Exor presenta una durata di nove anni con scadenza in data 14 febbraio del 2033. Le prime indicazioni di rendimento erano in area +150 punti base sul tasso “miswap”. In buona sostanza, si sarebbe dovuto attestare intorno al 4,20%. Alla fine, è risultato del 3,84%, segnalando un forte restringimento grazie all’elevata domanda degli investitori istituzionali. La cedola è stata fissata al 3,75% con un prezzo di emissione di 99,371 centesimi.

Exor è definita spesso la “cassaforte” della famiglia Elkann-Agnelli. Si tratta effettivamente della società finanziaria di diritto olandese a capo delle partecipazioni in varie controllate, tra cui Stellantis (14,2%), Gruppo Gedi (100%), Ferrari (24,44%), Cnh Industrial (27,4%), Iveco (27,06%), Economist (43,4%) e Juventus (63,8%). Nel 2022 ha chiuso con un fatturato di quasi 42 miliardi e un utile netto di 4,2 miliardi.

Bond Exor con rating medio-alti e rendimenti bassi

I bond Exor godono di un giudizio medio-alto da parte di S&P: rating A-. Il rischio di credito risulta essere teoricamente basso.

Il “callable” con durata residua di 10 anni, in scadenza nell’ottobre del 2034, offriva ieri un rendimento lordo inferiore al 3,80%, inferiore a quello del benchmark decennale sovrano. Ma si consideri che la ritenuta fiscale è del 26% contro il 12,50% applicato ai titoli di stato. Il titolo sarà ammesso alle negoziazioni alla Borsa di Lussemburgo. La data di regolamento è per il 14 febbraio prossimo.

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