Se ne discute da settimane e ieri è arrivata la conferma semi-ufficiale: “il quantitative tightening nel 2023 ci sarà di sicuro”. Parole e musica di Luis de Guindos, vice-governatore della BCE, in pratica il numero due dopo Christine Lagarde. Un’affermazione che il banchiere centrale spagnolo ha reso nel corso di un’intervista a Politico e che suona più o meno come un monito lanciato ai mercati, affinché si preparino alla svolta.

Le caratteristiche della tempistica saranno discusse a dicembre, che il quantitative tightening si sovrapponga o meno al rialzo dei tassi d’interesse

Verso taglio del bilancio BCE

L’espressione non dirà nulla ai più.

Essa si riferisce alla riduzione del bilancio dell’istituto dopo anni in cui si è ingrandito a dismisura per effetto del quantitative easing, cioè dell’acquisto di titoli di stato e obbligazioni private. In cosa consiste? Nel mancato reinvestimento dei bond in portafoglio arrivati a scadenza o nella vendita di bond in portafoglio. In questo modo, la liquidità sui mercati si riduce. E questo è l’intento di Francoforte, al fine di placare l’inflazione nell’Eurozona, esplosa al 10,7% a ottobre.

Il quantitative tightening avrà un impatto forte sul mercato obbligazionario. I principali beneficiari degli acquisti dei bond degli anni passati, ovvero i governi, non potranno più confidare sulla domanda automatica dei titoli del debito da loro emessi e in procinto di essere rimborsati. Dovranno rinnovare le scadenze affidandosi alle sole forze del mercato. E così si esporranno alle condizioni pretese dagli investitori.

Questo scenario porta a credere che i rendimenti sovrani e corporate nell’Eurozona aumenteranno ulteriormente e gli spread si amplieranno. In un ambiente monetario più restrittivo, infatti, il rischio sovrano a carico degli stati più indebitati sarà percepito ancora maggiore.

I tempi del quantitative tightening

Quanto alla tempistica, sappiamo che ad oggi per i bond acquistati con il quantitative easing la BCE si è impegnata a reinvestire i proventi fino a un periodo prolungato di tempo dopo l’avvio del rialzo dei tassi.

In teoria, come lascia supporre de Guindos, il quantitative tightening potrà avvenire mentre la BCE continua ad alzare i tassi. E’ quanto sta già accadendo alla Federal Reserve e alla Banca d’Inghilterra. Oppure Francoforte potrebbe optare per avviare il programma di riduzione del bilancio solo dopo che sarà stato completato il processo di aumento del costo del denaro.

Ad oggi il mercato si aspetta che i tassi BCE salgano fino a circa il 3% e fino al mese di settembre dell’anno prossimo. Se il board a dicembre decidesse di avviare il quantitative tightening al termine della stretta sui tassi, se ne parlerebbe grosso modo tra quasi un anno. Ma con un’inflazione in doppia cifra e una Germania che preme fortemente per ottenere misure quanto più efficaci possibili per riacciuffare la stabilità dei prezzi, improbabile che la BCE aspetti così a lungo. L’uscita dello spagnolo serve proprio a preparare i mercati: il secondo tempo della stretta monetaria sta arrivando!

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