La leggenda vuole che il fondatore fosse un tagliapietre dalmata e che morendo disse ai suoi abitanti che li avrebbe lasciati “liberi da tutti e due gli uomini”, riferendosi all’imperatore e al Papa. San Marino sarebbe la repubblica indipendente oggi esistente più antica al mondo e sta per compiere un passo a suo modo storico. Il nuovo governo chiederà al Parlamento, che si riunisce nelle prossime settimane, il permesso di apportare una modifica al bilancio e di emettere il suo primo bond estero da 500 milioni, rivolgendosi ai mercati internazionali.

Se ne parlava dal 2015, ma la crisi fiscale in corso ha imposto un’accelerazione ai tempi della discussione.

E’ stato già ribattezzato Titano bond, dal nome del monte su cui sorge la Serenissima Repubblica. Con ogni probabilità verrà emesso in più tranche, così da attirare quanti più capitali possibili. E il piccolo stato da meno di 34.000 abitanti ne ha molto bisogno, alle prese come gran parte del pianeta con l’emergenza Coronavirus e le sue terribili conseguenze economiche. Il deficit per quest’anno s’impennerebbe al 20% del pil, quasi 10 volte il 2,4% precedentemente stimato, tra l’altro per finanziare un programma di sostegno ai redditi da 150-200 milioni di euro.

I 500 milioni servirebbero proprio a colmare tale voragine di bilancio. Finora, i governi avevano sempre finanziato i disavanzi fiscali rivolgendosi ai propri abitanti, cioè emettendo obbligazioni di stato locali. Ma l’entità della crisi è diventata così grave, che non si può fare altrimenti. Certo, l’operazione comporterà il sostenimento di un costo che potrebbe risultare non indifferente per le casse di San Marino, sebbene non vi siano particolari preoccupazioni sull’esito del collocamento, dati i tassi negativi ormai imperanti per gran parte delle curve sovrane europee.

Titano Bond sarà un “high yield”

Bisogna fare attenzione a farsi prendere la mano, magari affascinati dalla storia peculiare della piccola repubblica sita nel Centro-Nord Italia.

Da poco, l’agenzia Fitch ha declassato il rating sovrano a “BB+”, che è il primo gradino dell’area “junk” o “spazzatura”. Nel linguaggio gergale, diremo che il bond di prossima emissione sarà un “high yield” e, in quanto tale, comporterà rischi maggiori a quelli che si corrono investendo in obbligazioni “investment grade”, quali sono i BTp ancora per un soffio. Rispetto alla curva italiana, quindi, dovremmo aspettarci un rendimento a premio. Se il nostro decennale oggi viaggia a un rendimento in area 1,30%, quello sammarinese sulla medesima scadenza non dovrebbe offrire meno dell’1,50%, a volerci tenere bassi.

Il Titano bond non sarà l’unica risposta alla crisi offerta dal governo. Il governo punta ad emettere anche quella che è stata erroneamente chiamata una “criptomoneta”, quando sarebbe una moneta fiscale a tutti gli effetti, quella invocata da anni per l’Italia da politici ed economisti di stampo “sovranista”. Si tratta di un modo di far fluire liquidità in circolazione, vendendo agli stessi cittadini certificati corrispondenti a un credito fiscale e che possono essere utilizzati per effettuare scambi tra privati, visto che lo stato s’impegna a pagare al possessore per l’intero valore nominale ivi indicato. Una sorta di moneta parallela, sintomo della gravità della crisi in corso, visto che in altri tempi nemmeno San Marino l’avrebbe mai presa in considerazione.

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