L’ingresso a Casa Rosada da presidente avverrà domani con il giuramento di Javier Milei, il candidato della destra libertaria “anarco-capitalista” uscito trionfante dalle elezioni di novembre. Una svolta per la politica nazionale dopo decenni di peronismo imperante nei palazzi e nella mentalità popolare, che tantissimi danni ha provocato all’economia. E i bond dell’Argentina salutano con grande piacere il nuovo capo dello stato, intravedendovi l’inizio di un nuovo corso.

Milei ha cercato di darsi un’immagine molto più rassicurante dopo il primo turno e ancora di più dopo la vittoria.

Dopo avere incontrato lo staff dell’amministrazione Biden a Washington, ha annunciato la nomina di Luis Caputo a nuovo ministro dell’Economia. Già a capo delle Finanze nell’amministrazione Macri, è considerato esperto e ben visto dai mercati. E da qualche giorno si è appreso che sarà Santiago Bausili, con un trascorso in Deutsche Bank e JP Morgan, prossimo governatore della banca centrale.

Rally bond Argentina in attesa della maxi-svalutazione

Come detto, i bond dell’Argentina stanno reagendo benissimo al cambio di governo. La scadenza in dollari del 9 luglio 2035 e cedola 3,625% (ISIN: US040114HT09) è salita di quasi il 50% in termini di prezzo dai minimi di ottobre. E dalla vittoria di Milei, segna +23% a 32 centesimi. La scadenza del 9 luglio 2041 con cedola 3% (ISIN: XS2177365363) sale del 21% dal ballottaggio e del 40% dai minimi di ottobre.

Già dopodomani gli economisti si aspettano una maxi-svalutazione del cambio. Milei punta ad eliminare i pesos per rimpiazzarli con il dollaro statunitense. L’operazione, ammesso che sarà effettivamente portata a compimento, non avverrebbe in tempi brevi. Il mercato parallelo non ha visto il collasso del cambio come ci si aspettava. Anzi, il dollaro è rimasto sostanzialmente stabile contro la valuta locale e questo giovedì si attestava a 955 pesos, in linea con i livelli pre-elettorali.

Corsa contro il tempo per schivare decimo default

Milei si starebbe concentrando sulla riduzione del deficit fiscale per rianimare i conti pubblici ed eliminare la principale fonte dell’inflazione, sopra il 140%: l’eccesso di spesa pubblica monetizzata dalla banca centrale.

Il rally dei bond dell’Argentina sconterebbe la riduzione del rischio che Buenos Aires si trovi obbligata a dichiarare default per la decima volta nella sua storia e la quarta dal 2000. Il nuovo presidente è in sintonia con il Fondo Monetario Internazionale sulle riforme economiche da varare e ciò gli sarebbe di aiuto per ottenere una rinegoziazione dei 44 miliardi di dollari di prestiti da restituire nei prossimi anni.

C’è ottimismo per la svolta politica senza precedenti, anche se bisogna ammettere che i bond dell’Argentina partivano da livelli così infimi, che ancora dopo il rally di queste settimane restano a prezzi stracciati. La svalutazione del cambio salverebbe le riserve valutarie dal prosciugamento totale a cui sarebbero altrimenti destinate, anche se nel breve periodo determinerebbe l’aumento del peso del debito in valuta estera. Ecco perché, a bocce ferme, bisognerà seguire passo dopo passo la politica di Milei nel suo insieme per capire la direzione che prenderà l’economia.

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