Tremano le banche ancora di più dopo il crollo in borsa di ieri di Credit Suisse. L’istituto elvetico non potrà fare affidamento sui capitali del suo principale azionista, la Banca Nazionale Saudita. Già a ridosso della soglia del 10%, questa ha fatto sapere di non avere intenzione di accrescere la propria esposizione. E così, una seduta iniziata all’insegna dei rialzi si è trasformata in una giornata infernale per le borse. Ma a tremare non sono solo gli azionisti. Coloro che negli ultimi anni hanno investito nei CoCo Bond, hanno più di qualche ragione per stare poco tranquilli.

I Contingent Convertible Bond sono letteralmente obbligazioni convertibili all’occorrenza. Si affacciano al mercato europeo dopo il crac di Lehman Brothers nel 2008, quando le autorità del continente avvertirono l’esigenza di far attecchire strumenti finanziari a metà tra capitale e debito. In effetti, i CoCo Bond sono conteggiati sul piano regolamentare come se fossero per metà capitale e per l’altra metà debito. Ciò è possibile in virtù delle loro caratteristiche peculiari. Vediamole.

I CoCo Bond sono obbligazioni subordinate e senza scadenza. Esse semmai prevedono una o più date “callable” dopo un periodo “non callable”, alle quali avviene il reset delle condizioni offerte nel caso di mancato esercizio del rimborso. Offrono cedole relativamente elevate agli obbligazionisti, per i primi anni a tasso fisso e successivamente a tasso variabile sulla base di dati prestabiliti. Il pagamento della cedola può essere sospeso in caso di difficoltà dell’emittente e, in casi estremi, il capitale stesso può essere azzerato attraverso la conversione in azioni a tassi prefissati.

Prezzi CoCo Bond al collasso

Il riferimento è al CET1 ratio, principale indicatore di robustezza patrimoniale delle banche. Una discesa sotto il 5,125% farebbe scattare l’azzeramento per ragioni regolamentari. Tuttavia, le autorità hanno il potere di determinare livelli differenti alle quali può verificarsi il “point of non-viability”, vale a dire l’impossibilità per la banca di continuare a restare attiva sul mercato.

Questo dato accresce le incertezze attorno ai CoCo Bond, perché gli obbligazionisti potrebbero ritrovarsi a partecipare alle perdite dell’emittente sulla base di disposizioni adottate dalle autorità di vigilanza e a loro insindacabile giudizio.

Il mercato dei CoCo Bond in Europa vale sui 250 miliardi di euro. Nulla di abnorme, sebbene in una fase come questa rischia di fungere da detonare per una crisi più ampia. Questi titoli sono in possesso dei soli investitori istituzionali, dato il taglio minimo richiesto all’acquisto in 100/200.000 euro. Ciò significa, però, che fondi, banche e assicurazioni hanno a bilancio asset sempre più rischiosi alla luce della crisi bancaria in corso. I prezzi dei CoCo Bond stanno, ovviamente, collassando. E non potrebbe essere altrimenti. Indipendentemente dai rischi specifici, l’assenza di scadenza li rende perpetui e, quindi, estremamente sensibili alle variazioni dei tassi di mercato.

La buona notizia è che le banche emittenti troveranno possibilmente conveniente riacquistare i CoCo Bond ai prezzi di mercato a cui sono precipitati. Ad esempio, Credit Suisse oggi potrebbe ricomprarsi il titolo perpetuo in dollari con cedola 4,50% per appena 44 centesimi, cioè a sconto del 56% sugli 1,5 miliardi emessi nel 2020. Abbatterebbe il suo indebitamento di circa 840 milioni, sebbene allo scopo dovrebbe disporre di liquidità. E le banche stanno collassando in borsa proprio sui timori che ne posseggano meno di quanto lascino intendere i bilanci, a causa dei portafogli azzannati dal rialzo dei tassi.

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