Rendimenti in ascesa e prezzi in caduta verticale. Questa è la situazione sui mercati obbligazionari globali negli ultimi mesi, in accelerazione da settimane sulle tensioni legate al boom dell’inflazione quasi ovunque. Negli USA, oltre ad essere saliti ai livelli più alti da anni, i rendimenti segnalano l’inversione della curva nel tratto 5/30 anni. Brutto segno per l’economia americane nel medio termine. Almeno, questo è quanto ci suggerisce l’andamento passato. Ma non tutti i bond sono uguali e quelli sovrani del Qatar dovrebbero essere adocchiati con attenzione.

Il riscatto del Qatar

L’emirato non solo ospiterà i mondiali di calcio alla fine dell’anno (tasto dolentissimo per noi italiani), ma sta mettendosi in mostra con l’invasione russa dell’Ucraina per via dei suoi giacimenti di gas. L’Europa sta rivolgendosi a Doha per rimpiazzare le forniture di Mosca, sebbene l’aiuto che arriverà da qui sarebbe teoricamente limitato. Ad ogni modo, il Qatar è passato in breve tempo dall’essere una sorta di reietto geopolitico a stato collocato dagli occidentali. Nel 2017, le monarchie del Golfo Persico isolarono l’emirato per i suoi legami con l’Iran. Ne seguì un duro embargo, a cui di recente è stato posto fine grazie al riallaccio delle relazioni diplomatiche con i vicini.

Il debito qatariota gode di valutazioni molto alte: rating AA- per S&P e Fitch, Aa3 per Moody’s. Nel 2021, dovrebbe essere sceso sotto il 60% del PIL, grazie a un avanzo di bilancio prossimo al 6%. Le esportazioni di gas incidono per circa il 15% del PIL e la buona notizia è che il suo prezzo sui mercati internazionali è salito (decuplicato in Europa), mentre il Qatar ne sta producendo sempre di più. Un outlook senz’altro favorevole ai suoi bond sovrani, i quali nei prossimi mesi e anni dovrebbero risentire positivamente del trend. Al momento, la scadenza in dollari 15 giugno 2030 e cedola 9,75% (ISIN: XS0113419690) offre un rendimento lordo del 2,75%.

Bond Qatar, rendimenti allettanti

Allungando l’orizzonte temporale, la scadenza “callable” 2 giugno 2046 e cedola 4,625% (ISIN: XS1405781854) offriva ieri il 3,17% e il trentennale 16 aprile 2050 con cedola 4,4% (ISIN: XS2155352748) il 3,77%. Sono rendimenti relativamente elevati, ma che risentono del fatto di essere denominati in dollari, una valuta in cui attualmente i Treasuries offrono ben più dei bond europei e nipponici. Il rial del Qatar è agganciato al dollaro attraverso un “peg” di 3,64. L’emirato dispone attualmente di riserve valutarie pari al 40% del PIL, più che congrue. E la sua bilancia commerciale è estremamente in attivo, così come il saldo corrente.

In teoria, abbiamo tutti gli ingredienti per prevedere che il mercato obbligazionario qatariota regga al rialzo dei rendimenti nel prossimo futuro. Già oggi, le scadenze a medio-lungo termine rendono meno di quelle in dollari saudite. Insomma, se la transizione energetica pone dubbi sulla sostenibilità fiscale del Golfo Persico man mano che i consumi del petrolio raggiungeranno il picco nei prossimi anni, il discorso cambia per il Qatar. Non solo riesce a centrare il pareggio di bilancio con quotazioni del greggio a neppure 45 dollari al barile; il gas è considerata una fonte energetica meno inquinante, tant’è che l’Unione Europea lo ha definito “green” insieme al nucleare. E ciò lascia supporre che gli stati importatori non vi rinunceranno così in fretta. Per i bond del Qatar, buone notizie anche a lungo termine.

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