E’ andato bene anche il secondo giorno di collocamento del BTp Italia 14 marzo 2028 (ISIN: IT0005532715). Dopo i 3,64 miliardi di euro di ordini del primo giorno, ieri sono arrivate nuove 114.870 sottoscrizioni per 2,93 miliardi. L’importo complessivamente prenotato sale così a 6,57 miliardi, sopra i 5,43 miliardi del precedente collocamento di novembre al termine della seconda giornata. L’alto interesse mostrato dalle famiglie italiane verso il bond indicizzato rispecchia i timori circa tassi d’inflazione persistentemente elevati nei prossimi anni. Il titolo offre una cedola minima garantita del 2%.

Alla vigilia del collocamento, ciò implicava un tasso “breakeven” d’inflazione del 2,10%. Ricordiamo anche il premio fedeltà dello 0,8% corrisposto ai sottoscrittori che manterranno il BTp Italia in portafoglio fino alla scadenza.

Proprio ieri dalla Banca Centrale Europea (BCE) sono giunte notizie relativamente confortanti. L’inflazione attesa in media per i prossimi tre anni risultava scesa al 2,5% a gennaio dal 3% di dicembre. E quella ad un anno arretrava leggermente dal 5% al 4,9%. Queste previsioni hanno sostenuto i prezzi dei titoli di stato, lasciando intravedere un rialzo dei tassi meno accentuato nei prossimi mesi.

Per i sottoscrittori del BTp Italia sarebbe in sé una notizia non positiva. Essi acquistano il bond indicizzato per garantirsi dalla perdita del potere di acquisto e, in un certo senso, puntano proprio su ritmi d’inflazione sostenuti per giustificare l’investimento. Se l’inflazione crollasse repentinamente nei prossimi mesi, questo titolo in portafoglio avrebbe scarso senso. D’altra parte, difficile che entro cinque anni il tasso medio d’inflazione scenda al punto da rendere non conveniente la sottoscrizione di questi giorni. Difficile, si badi bene, ma non irreale.

BTp Italia, ultimo giorno per sottoscrizioni retail

Oggi, le sottoscrizioni del BTp Italia marzo 2028 si concluderanno alle ore 17.30 per il canale retail (famiglie). Per la mattinata di domani, invece, saranno riservate ai soli investitori istituzionali. Quasi certamente, dato il buon andamento del collocamento, il Tesoro confermerà la cedola reale al 2%.

I numeri positivi di questi giorni segnalano anche fiducia verso il debito pubblico italiano e l’azione del nuovo governo. Nell’autunno del 2018, all’epoca del primo governo Conte, le sottoscrizioni da parte delle famiglie si fermarono a soli 860 milioni. Certo, il rischio inflazione a quel tempo era considerato molto basso, ma c’è da dire che gli italiani furono spaventati dalla politica fiscale dell’esecutivo, improntata al deficit spending.

Già con il collocamento del novembre scorso il governo Meloni aveva ricevuto un battesimo favorevole sui mercati finanziari. Le sottoscrizioni sia delle famiglie che complessive avevano superato quelle del collocamento di giugno, quando al governo c’era Mario Draghi. A questi ritmi, gli ordini dovrebbero chiudersi sopra i livelli di quattro mesi fa. Resta da vedere la risposta degli istituzionali domani.

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