Nel mese di luglio, i prezzi al consumo in Cina sono scesi dello 0,3% su base annua. E le importazioni sono crollate del 12,4%, così come le esportazioni del 14,5%. Intanto, giù anche i prezzi alla produzione del 4,4%. La Cina è in deflazione. Questa è la notizia del giorno, anzi di queste ultime settimane. Tutti i dati macroeconomici convergono nel delineare il rallentamento della crescita nella seconda economia mondiale. E per quanto spiegheremo di seguito, ciò rappresenta un toccasana per il mercato dei bond.

Curva rendimenti meno invertita

Nelle ultime settimane, i rendimenti obbligazionari hanno ripreso a salire, in particolare sul tratto lungo delle curve.

Queste sono diventate meno invertite, cioè si stanno appiattendo. E’ un timidissimo, ancorché insufficiente, segnale di normalizzazione per il mercato dei bond. L’aumento dei rendimenti è stato, infatti, meno intenso sul tratto medio-breve. Ciò è dovuto alle mutate aspettative degli investitori, i quali adesso iniziano a scontare un apice dei tassi di interesse meno elevato per i prossimi mesi, se non un taglio dei tassi più ravvicinato da parte delle banche centrali e al fine di vivacizzare le principali economie.

Impatto negativo su materie prime

Perché l’impatto della Cina in deflazione sul mercato dei bond sarebbe positivo? Diverse le spiegazioni. Anzitutto, questa è la seconda economia al mondo per consumi di petrolio, prima per importazioni. Incide per circa il 14% della domanda globale. E’ principale consumatrice di tutte le altre materie prime. Un rallentamento della sua crescita avrà effetti negativi sulle quotazioni di queste. E ciò aiuterà il processo di disinflazione in Occidente.

Secondariamente, con prezzi al consumo che subiscono variazioni negative la Banca Popolare Cinese potrebbe intervenire con una politica monetaria accomodante. La maggiore liquidità a disposizione del mercato si rifletterebbe nell’acquisto dei bond domestici, i cui rendimenti scenderebbero. Poiché il sistema finanziario globale è interconnesso attraverso vasi comunicanti, anche il mercato dei bond nel resto del pianeta ne beneficerebbe.

La maggiore domanda da qualche parte libera risorse da destinare altrove.

Mercato bond fiuta rischio recessione

Infine, il rallentamento economico cinese può essere percepito come prodromico a quanto starebbe per accadere anche in Occidente. Parliamo di un’economia esportatrice e che segnala proprio un calo in doppia cifra delle esportazioni. Questo significa che sta subendo la minore domanda dal resto del mondo. Dunque, il rallentamento sarebbe globale. Se ciò è vero, prima o poi le banche centrali dovranno cessare la stretta monetaria e finanche provvedere al taglio dei tassi. Le preoccupazioni per l’alta inflazione cederebbero il passo a quelle per le condizioni di salute dell’economia.

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