Eravamo nell’estate del 2019 quando la Germania emise il primo Bund a 30 anni senza cedola. Il titolo attirò una domanda debole e ciononostante il rendimento offerto fu negativo. Nell’agosto di quell’anno, la quotazione salì fino a sfiorare 108. Stiamo parlando di un periodo in cui il trentennale tedesco rendeva il -0,25/-0,30%. In pratica, tu prestavi denaro al governo federale della Germania per un periodo di trenta anni e alla scadenza questi ti rimborsava meno di quanto avevi pagato.

Non fu l’apice della follia monetaria. Nel dicembre del 2020, cioè meno di un anno e mezzo più tardi, il Bund a 30 anni arrivò a quotare a circa 115.

Trentennale tedesco senza cedola prima del Covid

Oggi, lo stesso bond si acquista sul mercato secondario per meno di 51 centesimi. Ed è sceso anche sotto la soglia dei 50. In altre parole, lo compri per la metà del suo valore nominale. Il suo rendimento lordo annuale supera ormai il 2,60%. Rischi di uno zero coupon. In assenza di cedola, il prezzo deve muoversi più velocemente per adeguarsi ai mutati rendimenti di mercato. Non vorremmo essere nei panni di chi investì sul trentennale tedesco prima del Covid. Oggi si ritrova in portafoglio un asset dimezzato di valore.

Il Bund a 30 anni con scadenza 15 agosto 2053 e cedola 1,80% (ISIN: DE0001102614) fu emesso l’anno scorso. Attualmente, quota intorno agli 82 centesimi ed è arrivato ad offrire nelle scorse ore fino al 2,71%. Si tratta del rendimento più alto dal gennaio del 2014, cioè da quasi un decennio a questa parte. Agli inizi dello scorso anno, quando non c’era ancora il sospetto che la Banca Centrale Europea (BCE) iniziasse ad alzare i tassi di interesse, il trentennale tedesco viaggiava in area 0,25%. Da allora, guadagna quasi il 2,50% in termini di rendimento.

Rendimento Bund 30 anni può salire ancora

L’aspetto più interessante è che non possiamo escludere che il Bund a 30 anni continui a rendere ancora di più.

Nelle ultime settimane, il tratto lungo della curva sia in Germania che sugli altri principali mercati obbligazionari è stato preso di mira dagli investitori. Le vendite copiose segnalano che i rendimenti a lunga scadenza stanno rialzando la testa, captando aspettative d’inflazione più elevate per un periodo prolungato. D’altra parte, il nostro BTp€i 2051 offre un rendimento reale superiore al 2,60%. Trattandosi di un bond indicizzato all’inflazione Eurostat, ci fa capire che il mercato stia scontando un tasso d’inflazione elevato e sopra il target BCE per il lungo periodo.

Prima della crisi di Lehman Brothers, quando la politica monetaria era ancora “normale”, il Bund a 30 anni sfiorò il 5% di rendimento. Difficile che torni a quei livelli, in quanto la normalizzazione monetaria resta un miraggio pur con tassi in rialzo e fine dei programmi di acquisto dei bond. Ad ogni modo, questo richiamo storico ci aiuta a capire che i margini per un’ulteriore caduta dei prezzi su questo tratto della curva vi siano tutti. Chi pensa che già la Germania stia offrendo tanto per questa scadenza, probabilmente ha una memoria fossilizzata sull’ultimo quindicennio.

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