Ieri, il Tesoro ha sborsato circa 263 milioni di euro lordi in relazione al pagamento della cedola semestrale del BTp Italia 24 ottobre 2024 (ISIN: IT0005217770). Il bond è indicizzato all’inflazione italiana con riferimento all’indice FOI dell’ISTAT, esclusi i tabacchi. Stacca ogni sei mesi una cedola dello 0,175%, pari allo 0,35% annuale lordo. Per il semestre conclusosi ieri, la rivalutazione del capitale è stata del 4,856%. Infatti, l’indice FOI di fine periodo è risultato di 118,45333, mentre a inizio periodo era di 112,96774. Poiché la cedola è calcolata sul capitale rivalutato, essa è stata dello 0,183%.

Sommandola alla rivalutazione del capitale, la cedola semestrale è risultata del 5,039%.

Questo significa che, su ogni 1.000 euro di capitale nominale investito nel BTp Italia 2024, ieri l’obbligazionista ha ricevuto 50,39 euro. Al netto dell’imposizione fiscale del 12,50%, parliamo pur sempre del 4,41%. Tantissimo per un periodo di godimento di appena sei mesi. Questo bond fu emesso nell’ottobre del 2016 e al suo debutto sul mercato sovrano italiano presentava, quindi, una durata residua di otto anni. Da allora, ha staccato cedole per complessivi 193,80 euro lordi per ogni 1.000 euro di capitale. In parole povere, ha offerto un rendimento del 19,38%. Rapportandolo all’anno, siamo a poco meno il 3%.

Tuttavia, questo solo dato non ci consente di per sé di capire se nell’ottobre del 2016 avremmo fatto un buon affare o meno comprando BTp Italia 2024. L’alternativa sarebbe stata di investire sul bond del Tesoro con cedola fissa e della durata di otto anni. Ebbene, sappiate che allora avremmo ottenuto un rendimento alla scadenza di appena l’1% lordo. Pertanto, con l’emissione del bond indicizzato con cedola reale dello 0,35%, il Tesoro e il mercato scontarono un’inflazione media annua negli otto anni successivi dello 0,65%.

BTp Italia ottobre 2024 straccia bond con cedola fissa

Invece, da ottobre 2016 al mese scorso l’indice FOI è salito del 18%, vale a dire alla media annua di oltre il 2,60%.

Si evince, quindi, che l’inflazione fu molto sottovalutata al tempo, sebbene nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbero arrivati anni dopo una pandemia e una devastante guerra in Europa. C’è anche da dire che i conti si fanno sempre alla fine. Mancano diciotto mesi alla scadenza. Cosa accadrebbe se per i prossimi tre pagamenti non scattasse alcuna rivalutazione, scenario tutt’altro che improbabile? Facendo un rapido calcolo, l’entità complessiva delle cedole salirebbe a circa 199 euro, cioè a meno del 20%. Suddividendo tale rendimento per gli otto anni trascorsi e ignorando il premio fedeltà dello 0,40%, otterremmo poco meno del 2,50% annuo.

Ancora una volta, nello scenario peggiore, avremmo fatto bene a inserire in portafoglio il BTp Italia ottobre 2024 al posto del bond con cedola fissa. Nel complesso, avremmo battuto l’inflazione. Non è una meraviglia, dato che questi bond indicizzati nascono proprio per offrire tali garanzie a chi investe. La lezione che impariamo ancora una volta dalla pratica quotidiana è sempre la stessa: non acquistare bond a lunga scadenza (con cedola fissa) quando i tassi sono bassi.

[email protected]