Il collocamento del BTp Italia 28 giugno 2030 (ISIN: IT0005496994, IT0005497000) si è concluso con ordini per 9,44 miliardi di euro, di cui 7,26 miliardi arrivati dagli investitori individuali e altri 2,18 miliardi dagli investitori istituzionali. I primi hanno sottoscritto 211.432 contratti, per l’88% dei casi di importo fino a 50.000 euro. Le cifre non sono state esaltanti, specie se raffrontate con quelle della precedente emissione del 2020. In quell’occasione, il Tesoro emise un bond a 5 anni e con cedola reale garantita dell’1,4%. Neppure il doppio premio fedeltà ha impressionato tanto il mercato.

E dire che in una fase come questa un bond indicizzato all’inflazione avrebbe dovuto attirare le attenzioni delle famiglie. Sarà forse la durata degli otto anni ad essere stata ritenuta un po’ lunga o forse avranno concorso altri elementi a deprimere la domanda.

Dubbi sul BTp Italia 2030

Il BTp Italia 2030 è indicizzato all’inflazione FOI ex tabacchi dell’ISTAT. Molti lettori ci hanno scritto per chiedere lumi circa l’effettiva protezione del capitale dalla perdita del potere d’acquisto. Bisogna ammettere che la comprensione dei meccanismi sottostanti non sia così semplice ai più. La domanda più frequente è stata la seguente: cosa accade a cedola e capitale nel caso in cui l’inflazione decelerasse improvvisamente?

Cerchiamo di capirlo con un esempio concreto. Il BTp Italia 2030 debutta con un indice FOI fissato a 109,72, il suo valore del mese di aprile. Vogliamo risparmiarvi i dettagli tecnici dell’indicizzazione. I più volenterosi potranno consultare le spiegazioni fornite dal Ministero di economia e finanze. Ad ogni modo, la corresponsione della prima cedola e la rivalutazione del capitale a dicembre dipenderanno grosso modo dall’andamento del tasso d’inflazione a ottobre (stiamo volutamente semplificando, perdonateci la non estrema precisione).

Esempi di indicizzazione di cedola e capitale

Nell’ottobre 2021, l’indice FOI fu di 105,1. Immaginando che nell’ottobre prossimo l’inflazione annua scenda al 5% dal 6,8% di maggio, l’indice FOI sarebbe pari a 105,1 x 1,05 = 110,355.

Rapportando questo dato al 109,72 iniziale, otteniamo 0,58%. Significa che la cedola semestrale dello 0,80% e il capitale dovranno essere rivalutati entrambi dello 0,58%. Questo sarà stato, infatti, il tasso d’inflazione nei primi sei mesi d’investimento nel BTp Italia 2030.

E se l’inflazione di ottobre scendesse al 3%? L’indice FOI sarebbe pari a 105,1 x 1,03 = 108,253. Esso risulterebbe inferiore a 109,72, per cui non vi sarebbe alcuna rivalutazione di cedola e capitale per il BTp Italia 2030. Bisognerebbe attendere il dato del semestre successivo (aprile 2023) per sperare in una molto probabile rivalutazione. A conti fatti, affinché questa inizi ad esservi già alla prima occasione di pagamento, risulta necessario un tasso d’inflazione annuo in autunno in area 4,5%.

La confusione sorge a causa del fatto che molti di noi guardino al dato annuale, anziché a quello semestrale. Com’è possibile, vi chiederete in tanti, che con un’inflazione al 3-4% in ottobre non otterremmo alcuna rivalutazione di cedola e capitale? Semplicemente, perché tale aumento dei prezzi è avvenuto nei dodici mesi, non dal momento in cui abbiamo iniziato a investire il capitale. A noi interessa recuperare il potere d’acquisto perduto durante l’investimento.

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