Lo spread torna ad allargarsi e stamattina sfiora i 140 punti base dopo che nelle scorse settimane era sceso in direzione 115 punti. Complici le aspettative meno “dovish” riguardo alle principali banche centrali, Federal Reserve in testa. C’è il rischio che l’inflazione resti più elevata a lungo e che il taglio dei tassi di interesse arrivi un po’ dopo. A proteggerci dalla prima ci sono i BTp Italia, come la scadenza 28 giugno 2030 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000). L’emissione risale a meno di due anni fa e finora il bond ha staccato tre cedole, di cui l’ultima in pagamento nel mese di dicembre.

La prossima sarà a giugno e il Tesoro deve, chiaramente, ancora comunicarne l’entità.

Come funzione l’indicizzazione

Siamo in grado di fare una nostra previsione in base agli ultimi dati sull’inflazione? Ci proviamo. Per prima cosa, ricordiamo che la cedola del BTp Italia 2030 è agganciata all’indice Foi dell’Istat, che segue l’andamento dei prezzi al consumo per una famiglia di operai e impiegati. Questo indice al 28 dicembre scorso, data di inizio del semestre in corso, era a 119,2129. Questo significa che, al 28 giugno prossimo, la cedola sarà rivalutata all’inflazione solo se l’indice risulterà superiore a tale valore iniziale.

Previsione sullo stacco di giugno

A febbraio, l’indice Foi è salito di poco a 119,30. Non disponiamo ancora del dato di marzo, anche se sappiamo che il Nic (indice per l’intera collettività) è salito dello 0,1% mensile in base alla stima preliminare dell’Istat. E sappiamo anche che l’inflazione annuale ha accelerato il passo da +0,8% a +1,3%. Immaginiamo che l’inflazione resti invariata su base annua sia a marzo che ad aprile e che il Foi segua lo stesso trend del Nic. Troveremo che il primo si porti a ridosso di 120. La rivalutazione semestrale sarebbe nell’ordine dello 0,6%.

Prendendo questo dato per buono, avremmo che la cedola del BTp Italia 2030 a giugno sarebbe all’incirca dell’1,4% (0,8% fisso semestrale + 0,6% di rivalutazione), cioè di 14 euro lordi (12,25 netti) su un lotto minimo di 1.000 euro. Considerate che a dicembre il pagamento fu di 15,26768 euro lordi per ogni 1.000 euro, mentre nel giugno dello scorso anno era stato di 22,14224 euro. E cosa dire del dicembre 2022? Ben 72,33056 euro. In totale, in appena diciotto mesi il bond ha staccato cedole nette per circa 97 euro. Il rendimento per l’obbligazionista è stato, quindi, del 9,7%. A fronte di quale inflazione? Esattamente del 6% nel periodo considerato. Significa che il rendimento netto reale ha sfiorato il 4%.

Cedola BTp Italia 2030 tutela dall’inflazione

Ovviamente, da qua a fine aprile, data di riferimento per il calcolo del Foi a fine semestre, l’indice può accelerare o ripiegare. La nostra è una semplice previsione statica. Da considerare, tuttavia, un dato. Mentre scriviamo, il titolo tratta sul mercato secondario a 99,53 centesimi. Corrisponde a un rendimento reale dell’1,40% e che si confronta con più del 3,25% offerto dal bond del Tesoro di simile durata e con cedola fissa. La differenza di oltre l’1,85% capta l’inflazione italiana media annua attesa da qui al 2030. In netta risalita rispetto alle scorse settimane. Segno che le aspettative di stanno surriscaldando. E ciò depone a favore di un investimento nel BTp Italia, la cui cedola garantisce protezione proprio dalla perdita del potere di acquisto.

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