Il 2023 si è aperto positivamente per i titoli di stato italiani, anche se la singola seduta non cambia la sostanza. Il “mood” sui mercati finanziari resta negativo in questa fase. L’alta inflazione persistente nell’Area Euro porta a credere che la Banca Centrale Europea (BCE) alzi i tassi d’interessi fino a un livello più alto di quanto stimato fino a poche settimane fa. E probabilmente i tassi saranno tenuti alti per un periodo più prolungato. Il BTp Italia 2026 (ISIN: IT0005332835) può diventare un riferimento per capire le prospettive proprio sull’inflazione per il triennio prossimo.

Scadenza 21 maggio 2026, offre cedola reale dello 0,55% annuo. Ieri, il prezzo a cui quotava sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana era inferiore a 95,50 centesimi, in calo del 4,50% in meno di un mese. Il corrispondente rendimento reale viaggiava, quindi, sotto il 2%.

Sappiamo che i titoli di stato italiani di pari durata e con cedola fissa offrivano sempre ieri intorno al 3,75%. Questo significa che vi è al momento una differenza dell’1,80%, la quale capterebbe l’inflazione media annua scontata dal mercato da qui al maggio 2026. In altre parole, i prezzi al consumo salirebbero entro la scadenza di circa il 6%. Cosa dicono le stime ufficiali? Il governo Meloni ha alzato le stime sull’inflazione per quest’anno dal 4,5% previsto dal precedente esecutivo a settembre al 5,9%. Per il 2024 si attende una crescita tendenziale dei prezzi del 2,3% e nel 2025 del 2%. Non esistono ancora stime per il 2026, le quali arriveranno solo alla fine di quest’anno.

BTp Italia 2026, divergenza su inflazione attesa

Stando ai dati della Nota di Aggiornamento al DEF (NaDEF), l’inflazione annua per il triennio 2023-2025 sarebbe in media del 3,4%. Siamo un punto e mezzo abbondante sopra l’inflazione attesa dal mercato tramite il BTp Italia 2026. Tralasciando gli ultimi mesi di vita del bond relativi al 2026, possiamo affermare che le stime ufficiali sull’inflazione italiana nei prossimi anni siano nettamente superiori a quelle del mercato.

Per chi acquistasse oggi il bond, c’è chiaramente il rischio che il mercato stia sottostimando la crescita futura dei prezzi al consumo, ovvero che abbia ragione il governo. In questo caso, starebbe comprando il BTp Italia 2026 a quotazioni basse, percependo un rendimento superiore a quello offerto dal bond con cedola fissa.

In una fase di lotta all’inflazione è difficile fare stime a medio-lungo termine. I numeri dei documenti ufficiali lasciano il tempo che trovano. Le correzioni anche a distanza di pochi mesi risultano spesso marcate. In genere, le istituzioni tendano a gettare acqua sul fuoco, esibendo ottimismo circa la capacità di contenere l’inflazione entro breve. Non sembra così stavolta. Gli investitori appaiono più ottimisti, sebbene possano avere sottovalutato i rischi, come accade nei momenti di inversione di tendenza dei dati macro o degli indicatori finanziari. Fino a un anno fa, si sbagliavano entrambi. Le prime definivano il ritorno dell’inflazione come un fatto transitorio, i secondi compravano ancora i bond a rendimenti negativi. Il BTp Italia 2026 viaggiava a quasi 106, rendendo -0,65% contro lo 0,35% del bond ordinario. L’inflazione attesa era di appena l’1% per il successivo quadriennio.