Le ultime emissioni di BTp Italia attirano le maggiori attenzioni di media e mercato, ma in questo articolo ci concentreremo sulla scadenza 26 maggio 2025 (ISIN: IT0005410912). Debuttò come bond quinquennale nella primavera del 2020, in piena prima ondata pandemica. Offre agli obbligazionisti una cedola reale annua dell’1,40% corrisposta ogni sei mesi per lo 0,70%. La prossima data di pagamento sarà il 26 maggio, cioè tra poco più di tre mesi. Sarebbe il caso che iniziassimo già a fare qualche calcolo circa la possibile entità della rivalutazione di cedola e capitale.

Sappiamo che il Tesoro ha fissato a 113,45 l’indice FOI di riferimento per l’inizio del semestre in corso. Questo era il valore raggiunto dallo stesso alla fine di settembre. Per i complessi calcoli realizzati circa l’inflazione semestrale, sappiamo che l’indice a cui si fa concretamente riferimento è quello vigente un paio di mesi prima di ciascuna scadenza. Pertanto, il confronto avverrà con il valore che sarà raggiunto alla fine di marzo.

Esempio BTp Italia 2025 a maggio

L’indice FOI a gennaio risulta salito sopra 118,40. Ipotizziamo che resti invariato a febbraio e marzo. Quale sarebbe il tasso d’inflazione questo mese e il prossimo? Su base annua, rispettivamente all’8,8% e al 7,8%. Sono numeri perfettamente realistici e in calo dal 10,1% registrato a gennaio. Se così fosse, cedola e capitale subirebbero una rivalutazione di circa il 4,40%. Questa è la percentuale esitata dal rapporto tra 118,40 e 113,45. Ad essa dobbiamo aggiungere la cedola reale dello 0,70%. Facciamo l’esempio di un BTp Italia 2025 in portafoglio per 1.000 euro.

Il capitale sarebbe rivalutato del 4,40%, cioè di 44 euro lordi. E la cedola dello 0,70% sarebbe calcolata sul capitale rivalutato, cioè: 0,007 x 1.044 = 7,31 euro. In totale, il Tesoro ci pagherebbe 51,31 euro, pari a un rendimento lordo del 5,13%. Al netto dell’imposta del 12,50%, farebbero 44,89 euro, cioè il 4,49%. Si tratta di una percentuale elevata per soli sei mesi.

Ma c’è da dire che alla data di pagamento di novembre, gli obbligazionisti avevano ricevuto una cedola relativamente bassa, considerati i livelli d’inflazione che erano stati raggiunti nel frattempo in Italia. E ciò si ebbe, per l’appunto, a causa del calcolo fermo al mese di settembre. Ottobre e novembre videro, infatti, l’esplosione dell’indice FOI dell’11,8% annuo, ai massimi dal 1983.

Il BTp Italia 2025 si acquistava venerdì scorso per meno di 99 centesimi, esitando un rendimento reale alla scadenza sopra l’1,20%. Poiché il BTp a 2 anni con cedola fissa rendeva intorno al 3,40% nelle stesse ore, ne deriva che l’inflazione media annua attesa per il biennio prossimo sarebbe del 2,20%. Ci sembra un dato sottostimato. E forse hanno ragione alla Banca Centrale Europea ad ammonire i mercati di stare sottovalutando i rischi dell’inflazione ancora elevata. In altre parole, il bond indicizzato ci sembra deprezzato rispetto alle reale condizione dell’economia italiana. Dovrebbe offrire qualcosa di meno e prezzare un po’ di più, a parità di rendimento del titolo ordinario.

[email protected]