Si è conclusa giovedì l’emissione del 19-esimo BTp Italia, stavolta con scadenza 14 marzo 2028 e cedola reale 2%. Anche il collocamento del novembre scorso aveva riguardato un titolo dello stesso anno, ma riferita alla scadenza del 22 novembre. Per restare nell’ambito delle emissioni retail, dobbiamo comprendere anche il BTp Futura 2028 (ISIN: IT0005425761). Debuttò nell’autunno del 2020, in piena pandemia. Fu la seconda emissione di questo tipo, ne sarebbero seguite altre due e poi nulla.

Di BTp Futura non si parla più e il Tesoro non ha fatto mistero di non voler battere su questa strada, optando semmai per prendere a prestito da questo strumento qualche caratteristica peculiare.

Si tratta di titoli di stato con cedole crescenti o step up e con un premio fedeltà corrisposto sulla base dell’andamento nominale del PIL entro un tasso minimo e massimo fissato.

Il BTp Futura 2028 sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana in cui è quotato si acquistava ieri per circa 83,40 centesimi, cioè molto sotto la pari. Ed è un prezzo bassissimo per una scadenza non così lunga. Infatti, il rendimento medio annuo è attualmente di quasi il 4,10%, cioè più alto del 3,95% offerto dal bond di pari durata e con cedola fissa. Questo è indice di un appeal relativamente magro per questo titolo. In effetti, di mano è passato nei sei mesi scorsi appena 200 milioni di euro di capitale, pochi su un’emissione di 5,7 miliardi.

BTp Futura, cedole basse e prezzi depressi

A tenere il mercato alla larga dal BTp Italia 2028 sono le basse cedole: 0,35% per i primi tre anni, 0,60% per i successivi tre e 1% per l’ultimo biennio. Chi acquistasse oggi il bond, porterebbe a casa una cedola media ponderata dello 0,71%. Pur rapportata al basso prezzo di acquisto, il suo valore effettivo lordo salirebbe solo allo 0,85%. Pochissimo, specie in tempi di inflazione a due cifre o poco meno.

La stragrande maggioranza del rendimento del BTp Italia 2028 deriva, infatti, dalla plusvalenza alla scadenza.

Essa scaturisce dalla differenza tra il prezzo rimborsato e quello di acquisto. Oggi come oggi, è pari al 20%. Suddivisa per il periodo di tempo che intercorre fino al 17 novembre 2028, corrisponde a quasi il 3,25% annuo. Ora, a parità di rendimento, una cosa è percepirlo quasi del tutto alla scadenza, un’altra in misura piuttosto uniforme nel tempo. Specie in tempi di inflazione elevata, rimandare troppo in là l’incasso di un’entrata significa nel frattempo perdere potere di acquisto.

Le cedole crescenti non piacciono tipicamente al mercato, come il semi-flop dei BTp Futura ha confermato. Molti di coloro che li acquistarono tra il 2020 e il 2021 in fase di emissione o poco più tardi, oggi lamentano grosse perdite. E a causa delle cedole medie basse, difficile che possano risalire in misura significativa da qui a breve, ammesso che le condizioni di mercato migliorino.

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