E’ una delle misure più dibattute della legge di Bilancio. Sta facendo discutere sui giornali, in Parlamento e tra gli stessi cittadini, perché tocca un tema sensibile che è non solo quello degli investimenti, ma anche dell’accesso ai servizi pubblici. Parliamo della novità per la quale dal 2024 gli investimenti nei BTp saranno esclusi dal calcolo dell’Isee. Una decisione che la maggioranza di centro-destra ha adottato per favorire gli acquisti di titoli del debito pubblico italiano in una fase delicata di ritiro degli stimoli monetari da parte della Banca Centrale Europea.

Per l’anno prossimo si stimano emissioni lorde per 480 miliardi di euro, in crescita di 43 miliardi sul 2023. Saranno mesi impegnativi, anche perché Francoforte potrebbe anticipare la fine dei riacquisti dei bond con il PEPP, privandoci di circa 3,5 miliardi di euro di domanda ogni mese.

Voci contrarie

Nel frattempo, però, si registra una corsa ai BTp tra le famiglie italiane. Le detenzioni risultano sostanzialmente raddoppiate dalla fine del 2021 ed entro fine anno dovrebbero attestarsi sui 300 miliardi. Già ad agosto avevano toccato il 10% dello stock complessivo. Non c’è un improvviso ritorno di fiamma dopo decenni di disamoramento. Più prosaicamente, i rendimenti sono saliti e stanno attirando i risparmiatori a caccia di remunerazione.

Dicevamo, il governo Meloni ha approvato la legge di Bilancio al Consiglio dei ministri del 16 ottobre. Numerose le norme contenute, così come accade ogni anno con il varo della manovra finanziaria. Molte di esse saranno sottoposte a modifica da parte del Parlamento, perché anche questa è consuetudine. Da giorni circola la bozza dell’art.39, che esclude i BTp dal calcolo dell’Isee. Le voci contrarie o critiche che si sono levate, sono state tante. Il Movimento 5 Stelle ha accusato l’esecutivo di favorire i ricchi.

BTp fuori da Isee fino a 50.000 euro

Ma ecco come funziona. In pratica, chi ha un reddito medio-basso e un patrimonio mobiliare anche elevato e in gran parte o totalmente investito nei titoli di stato, si garantirebbe l’accesso ai servizi e sussidi pubblici in barba a chi, pur avendo una situazione economico-patrimoniale assai simile, abbia investito in altri asset.

C’è odore persino di incostituzionalità, tanto che il governo stesso ha scelto di metterci una pezza. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, giovedì scorso è intervenuto pubblicamente per segnalare che le bozze che circolano tra la stampa non siano corrette. Ha altresì fatto riferimento proprio alla norma che esclude i BTp dall’Isee, precisando che sarà posto un limite di 50.000 euro agli investimenti non considerati ai fini del calcolo.

Incentivo resta elevato per redditi medio-bassi

Dunque, il beneficio sarà limitato, per quanto comunque notevole per chi presentasse un patrimonio mobiliare perlopiù investito in titoli di stato. Gli risulterebbe possibile escluderlo in tutto o in parte dal calcolo dell’Isee, che a quel punto terrebbe conto solamente del reddito e del patrimonio immobiliare. D’altra parte, il limite dei 50.000 euro non è detto che riduca la portata dell’incentivo. Se il target di questa misura è costituito dalle famiglie con redditi medio-bassi, è prevedibile che perlopiù il loro patrimonio mobiliare sia di valore contenuto e ancora minore per gli investimenti. Farebbero eccezione nuclei caduti in disgrazia da un punto di vista reddituale, ereditieri, lavoratori in nero ed evasori fiscali.

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