Quale potrebbe essere il titolo di stato da comprare se volessi investire a lunghissimo termine? La scadenza ideale sarebbe trentennale, per cui dovremmo rovistare tra le ultime emissioni di BTp a 30 anni. Le famiglie italiane non amano inserire in portafoglio asset così longevi. E non a torto. Significa privarsi della liquidità per un periodo di tempo eccessivo, con il rischio di avere bisogno un giorno di reimpossessarsi del capitale. A quel punto, sarebbero costrette a disinvestire, cioè a rivendere il bond sul mercato secondario.

Non accadrebbe nulla di negativo se riuscissero a rivendere ad un prezzo almeno pari a quello di acquisto, anzi riuscirebbero persino a guadagnare qualcosa nel caso in cui trovassero acquirenti a prezzi superiori. Il guaio arriverebbe vendendo a prezzi più bassi, anche di molto. Il capitale andrebbe in parte “bruciato”.

Prezzi giù con tassi su

Ed è quello che si trovano a fronteggiare in questi mesi coloro che avevano comprato bond a lunghissima scadenza quando i tassi erano bassissimi. I rendimenti dei BTp a 30 anni erano scesi fin sotto l’1,50% a fine 2020. Ormai superano abbondantemente il 4%. Con il rialzo dei tassi d’interesse, i loro prezzi sono, viceversa, precipitati. Chi li aveva acquistati a quotazioni elevate, adesso è costretto a stringere i denti nella speranza che risalgano nei prossimi mesi e che magari possa rivendere maturando perdite sostenibili.

Premesso ciò, non ogni BTp a 30 anni è uguale all’altro. La data di emissione fa la differenza come vedremo. Abbiamo preso in considerazione le ultime tre emissioni: il BTp 1 settembre 2051 e cedola 1,70% (ISIN: IT0005425233); il BTp 1 settembre 2052 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980); il BTp 1 ottobre 2053 e cedola 4,50% (ISIN: IT0005534141). I tre titoli di stato offrono rendimenti lordi molto simili, rispettivamente del 4,09%, 4,19% e 4,39%. Da questo punto di vista, la differenza è minima, per cui diremmo che l’uno vale l’altro.

BTp 30 anni, cedola fa differenza

In realtà, come abbiamo modo di notare, le cedole sono molto diverse l’una dall’altra.

Si parte dall’1,70% del BTp a 30 anni emesso con scadenza nel 2051, si sale al 2,15% per quello in scadenza nel 2052 e si arriva al 4,50% per il 2053. Chiaramente, a fronte di tassi d’interesse così differenti a cambiare per “livellare” i rendimenti sono le quotazioni. Infatti, il primo bond si acquistava ieri sul mercato secondario per meno di 61 centesimi, il secondo per poco più di 66 centesimi e il terzo, invece, sopra la pari a circa 102,90.

Sulla base di queste cifre, la cedola netta effettiva cambia parecchio a seconda del BTp a 30 anni prescelto. Si attesta al 2,45% per la scadenza 2051, sale al 2,83% per il 2052 e al 3,83% per il 2053. Parliamo del rapporto tra cedola al netto dell’imposta del 12,50% e rapportata al prezzo. In tempi d’inflazione, questo dato rivela tanto. A parità di rendimento, sarebbe poco saggio scegliere un titolo con cedola bassa, anziché uno con cedola ben più alta. Il valore del denaro tende a contrarsi velocemente quando l’inflazione è alta, per cui meglio sarebbe dal punto di vista dell’investitore anticipare gli incassi il più possibile. Nel caso estremo di un bond zero coupon, il rendimento alla scadenza dovrebbe risultare notevolmente superiore a quello offerto da un’obbligazione provvista di cedola, affinché possa rientrare tra le scelte di un investitore.

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