Fu il primo bond ad essere emesso dal Tesoro con una scadenza di 50 anni, la più lunga fino ad allora. Era l’autunno del 2016 e sbarcava sul mercato sovrano italiano il BTp 1 marzo 2067 (ISIN: IT0005217390), ribattezzato “Matusalemme” per via della sua elevata durata. La cedola del 2,8% lordo all’anno risultò in linea con i tassi di mercato di quella fase. Poi, man mano che le condizioni monetarie negli ultimi anni si erano fatte sempre più espansive, questo tasso appariva fin troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire.

La quotazione arrivò a un massimo storico di 135 nel febbraio dello scorso anno, quando nasceva il governo Draghi. Dopodiché, il BTp 2067 ha iniziato a seguire la sorte dei bond mondiali, collassati di prezzo con la risalita veloce dell’inflazione.

La caduta del BTp 2067

Quest’anno, il Matusalemme perde poco meno del 30%, scendendo a poco più di 80 centesimi. A questi valori, offre un rendimento lordo del 4% e netto del 3,50%. Ma l’aspetto più interessante per le famiglie riguarda sempre la cedola. Al netto dell’imposta del 12,50% e rapportata al prezzo, essa vale circa 3,05%. Può sembrare insoddisfacente con un’inflazione che sfiora in Italia il 7%, ma in un orizzonte temporale medio-lungo non lo è affatto.

Pensiamo al caso di acquistare un lotto minimo di 1.000 euro per un esborso effettivo di 804 euro circa. Ogni anno, il Tesoro ci stacca cedole per un importo complessivo netto di 24,50 euro. Questo significa che solamente attraverso gli interessi, ci ripagheremmo l’investimento in meno di 33 anni. I restanti 12 anni scarsi di interessi che riceveremmo fino alla scadenza sarebbero tutto guadagno netto. Non solo. Alla scadenza, lo stato ci rimborserà 1.000 euro, cioè 196 euro in più di quanto abbiamo speso. Il nostro guadagno ulteriore netto ammonterebbe a oltre il 21%. Spalmato sui quasi 45 anni di investimento, farebbero un rendimento dello 0,48% che si andrebbe a sommare a quello offertoci dalla cedola.

Investimento a lunghissimo termine?

Ma parliamoci chiaramente: in pochi vorranno acquistare il BTp 2067 per tenerlo fino alla scadenza. Pur con tutto l’ottimismo di questo mondo, attendere 45 anni significa non arrivarci in molti casi vivi. E, quindi, con una quotazione scesa a 80 centesimi, l’investimento può rivelarsi interessante in un’ottica speculativa. Acquistare per rivendere tra qualche anno, magari a prezzi nettamente maggiori. Più velocemente questi si riporteranno almeno alla pari, più alto sarà il rendimento effettivo che percepiremmo.

In alternativa, qualcuno può compiere un altro ragionamento: investire nel BTp 2067 per tenere nel cassetto un asset fruttifero a sufficienza per sé e, in futuro, per i propri figli. All’occorrenza può anche essere rivenduto, pur esponendoci al rischio di mercato. Del resto, quante case ci sono nei patrimoni degli italiani che sono state acquistate solamente per garantirsi un reddito negli anni ed eventualmente lasciarle in eredità alle generazioni? Anche i titoli di stato ultra-lunghi assolvono, volendo, a una funzione simile.

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