Nella primavera scorsa, il Tesoro raccolse 1,5 miliardi di dollari con l’emissione del nuovo bond a 30 anni denominato in valuta americana. Si è trattato del BTp 6 maggio 2051, cedola 3,875% (ISIN: US465410CC03) e per l’appunto in dollari USA. Dopo un’assenza lunga quasi un decennio, lo stato italiano tornò a rifinanziarsi sul mercato a stelle e strisce nell’autunno del 2019.

Il BTp in dollari a 30 anni ha debuttato sul mercato secondario a una quotazione di poco superiore alla pari, mentre ieri chiudeva a circa 114.

Nell’arco di meno di due mesi e mezzo, ha guadagnato più del 13%. E nel frattempo il dollaro si è rafforzato contro l’euro dell’1,7%. Tenuto conto anche del rateo maturato per la cedola in questo frangente, l’obbligazionista avrebbe portato a casa un guadagno netto complessivo di circa il 13,7%. Tantissimo per un asset in portafoglio in così breve tempo.

BTp in dollari, scende il rischio sovrano percepito

Ma vediamo di fare un confronto con il BTp 2051 in euro. Il rendimento di quest’ultimo era dell’1,87% all’atto del debutto sul mercato dell’omologo in dollaro. Ieri, risultava sceso all’1,72%. Parimenti, il rendimento del BTp in dollari è crollato dal 3,85% al 3,01%. Questo significa che lo spread offerto al mercato rispetto al trentennale in euro è sceso da 198 a 129 punti base. In altre parole, gli obbligazionisti desiderano essere premiati di meno per acquistare il BTp in dollari anziché in euro. Evidentemente, i titoli denominati in valuta americana hanno acquisito fascino nelle ultime settimane, dato il rafforzamento del dollaro contro le altre valute mondiali principali.

Chi acquistasse oggi il BTp in dollari a 30 anni riceverebbe, poi, un premio di 107 punti base rispetto al Treasury di pari durata. Era di 158 punti a inizio maggio, il segno che il debito pubblico italiano sia percepito oggi un po’ meno rischioso di qualche mese fa. I timori sulla reflazione, che montavano fino a metà maggio, sono parzialmente venuti meno dopo le rassicurazioni della BCE che si terrà accomodante ancora per un po’ di tempo.

Francoforte continuerà a sostenere il mercato dei titoli sovrani, offrendo sollievo a quelli più problematici come i BTp.

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