Nel febbraio del 2019, il Tesoro emise la prima tranche di quello che sarebbe diventato il nuovo titolo di stato a 30 anni. Il BTp 1 settembre 2049 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111) si mostrò subito molto allettante, dato che in un contesto di bassi tassi internazionali, offriva una cedola altissima. Erano i mesi delle tensioni tra Roma e Bruxelles sul deficit, quando al governo c’era la maggioranza “giallo-verde” guidata da Giuseppe Conte. Sin dai mesi successivi all’emissione, la quotazione del bond s’impennò sull’allentamento di tali tensioni.

L’apice fu toccato nel dicembre 2020, in piena pandemia, quando la quotazione sfiorò la soglia di 160. Da allora, risulta deprezzatasi di circa un quarto. Ieri, era di poco superiore a 119. Se avessimo acquistato il BTp 2049 al suo debutto e lo avessimo mantenuto in portafoglio fino a questo momento, avremmo oggi la possibilità di disinvestire realizzando una plusvalenza di circa il 19%. A ciò dovremmo aggiungere il fatto di avere incassato cedole per oltre tre anni e mezzo. Infatti, la data di godimento fu fissata da 1 settembre 2018, cioè gli interessi decorrono da quel giorno, pur essendo stata l’emissione successiva.

BTp 2019, rendimento netto reale molto positivo

Nel complesso, le cedole lorde avrebbero reso per più dell’11,5% del capitale nominale investito. In totale, il guadagno supererebbe il 30% e, al netto della tassazione, si attesterebbe al 26,5%. Mica male per così breve tempo, durante il quale l’inflazione cumulata è stata inferiore all’8%. In altre parole, il rendimento reale netto dell’investimento sarebbe stato superiore al 5% annuo. Tantissimo per un titolo di stato, il cui rischio di credito sarebbe effettivamente nullo.

Il BTp 2049 ancora oggi riconosce all’obbligazionista una cedola netta, rapportata al valore dell’investimento, superiore al 2,8%. Più basso, invece, il rendimento netto al 2,31%, trattandosi di un bond che tratta sul mercato secondario decisamente sopra la pari. Ha avuto il pregio di essere stato emesso con un tasso d’interesse al tempo elevatissimo; oggi sostanzialmente lo è un po’ meno, ma pur sempre allettante.

Pensate che il trentennale tedesco senza cedola e con scadenza agosto 2050 offre meno dello 0,90% lordo. Attualmente, il titolo italiano scambia su livelli di rendimento netto di circa l’1% sotto i massimi dall’emissione. Insomma, il prezzo ha spazio per scendere un altro bel po’.

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