Tra i titoli di stato con cedole in formato maxi in circolazione ce ne sono ancora diversi. Senza dimenticare che le recenti emissioni stanno avvicinandosi parecchio ai tassi medi offerti in passato. Ad esempio, il nuovo BTp a 30 anni offre il 4,50% annuo. E il BTp “benchmark” a 10 anni stacca un ottimo 4,40%. Sono solo due degli esempi più significativi. Tornando alle vecchie emissioni, invece, non possiamo non notare il BTp 1 maggio 2031 con cedola 6% (ISIN: IT0001444378) con rendimento attualmente sopra il 4%. Fu emesso con data di godimento 1 novembre 1999.

Parliamo di un bond con 23 anni e mezzo di vita. Dalla sua emissione di acqua sotto i ponti ne è passata. Non si contano i governi che si sono succeduti, ma il fatto più rilevante è che in tasca non abbiamo più lire, bensì euro.

Il BTp 2031 debuttò sul mercato sovrano come un ultra-trentennale. L’Italia già faceva parte dell’Area Euro, tanto che, tutto sommato, il rendimento risultò essere contenuto. Il prezzo di emissione fu di 102,4. Per un lotto minimo di 1.000 euro, l’esborso fu di 1.020,40 euro. Supponiamo di avere acquistato il bond proprio all’atto della sua emissione e di volerlo rivendere oggi. Quale sarebbe stato il nostro rendimento netto effettivo?

Rendimento BTp 2031, ecco i dati

La cedola annuale del 6% corrisponde al 5,25% netto. Infatti, su ogni 1.000 euro avremmo incassato 52,50 euro netti all’anno. Rapportati all’esborso effettivo, ciò equivarrebbe a circa il 5,15%. Dalla data di godimento ad oggi sono passati esattamente 23 anni e mezzo. Dunque, avremmo incassato complessivamente cedole per 1.233,75 euro, pari al 120,5% dell’investimento. Ma nel frattempo c’è stata anche l’inflazione ad avere depresso il rendimento. Ebbene, i dati ISTAT ci dicono che dal novembre del 1999 al mese scorso, il tasso medio annuo d’inflazione in Italia è stato del 2%. Questo significa che il rendimento netto effettivo reale sarebbe stato in area 3,15%.

E c’è un ultimo dato a cui prestare attenzione.

Rivendendo oggi il BTp 2031, incasseremmo 1.137,90 euro per ogni 1.000 euro di capitale nominale. La plusvalenza sarebbe superiore all’11%. Al netto dell’imposta del 12,50%, scenderebbe sotto il 10%. Annualizzandola, risulterebbe di circa lo 0,40%. Infine, sommandola alla cedola, il rendimento salirebbe in area 3,50%. E questo sarebbe, ripetiamolo, al netto dell’imposta sugli interessi e dell’inflazione, tenuto conto dei prezzi di acquisto.

Certo, avremmo fatto un affare ancora migliore se avessimo rivenduto il BTp 2031 poco più di due anni fa ad una quotazione record di 155. La plusvalenza netta sarebbe stata del 45%, pari ad oltre l’1,75% annualizzato. Il rendimento inclusivo della cedola avrebbe sfiorato il 5%. Ma c’è poco di cui lagnarsi. Ancora oggi, il titolo offre un rendimento lordo alla scadenza superiore al 4%, abbastanza per un investimento di otto anni esatti.

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