I titoli di stato italiani più redditizi offrono ai risparmiatori oramai rendimenti di circa il 3,5% netto. Parliamo delle scadenze dai 30 anni insù. Sembrava impensabile fino ad alcuni mesi fa, ma il peggio è accaduto sotto gli occhi impotenti dei governi. E che la soglia critica sia stata superata lo segnala anche l’esplosione dei rendimenti del BTp 1 agosto 2029 con cedola 3% (ISIN: IT0005365165). Ieri, offriva il 2,7% lordo, pari al 2,36% netto. All’inizio dell’anno, rendeva meno di 0,7% netto. In poco più di quattro mesi, ha registrato un deprezzamento superiore al 12%.

Ieri, il bond si acquistava a una quotazione sotto 102. Aveva aperto il 2022 a 116.

Perché vi parliamo di questo bond? Allo stato attuale, presenta una durata di 7 anni e quasi tre mesi. Questa è anche la vita residua media del debito pubblico italiano. E per questo il BTp 2029 è monitorato in queste settimane dal mercato per capire quale sia l’andamento del costo dei nostri bond. Qual era la soglia critica già superata? Il 2,3%. Questo è stato il rapporto tra spesa per interessi e stock del debito pubblico nel 2021. In altre parole, questo è stato il costo del debito italiano lo scorso anno.

BTp 2029, allarme spesa per interessi

Negli ultimi anni, il Tesoro è sempre stato capace di abbassare la spesa per interessi sia in valore assoluto che rispetto al PIL. Questo è stato possibile perché il costo medio di emissione dei nuovi titoli è risultato inferiore a quello dei titoli arrivati in scadenza. Adesso, il trend è cambiato. Se lo stato emettesse titoli di durata media di 7 anni, al momento spenderebbe in interessi su di essi non meno di quanto abbia speso sui titoli in scadenza. Anzi, inizierebbe a spendere qualcosina di più.

Il BTp 2029 ci segnala, quindi, che la spesa per interessi in valore assoluto inizierebbe a crescere nuovamente dopo un lungo decennio di cali. E non è casuale che ciò stia avvenendo in coincidenza con l’attesa svolta monetaria della BCE, così come il trend positivo si ebbe grazie alla manovra espansiva iniziata con Mario Draghi governatore.

Già in aprile, il rendimento medio ponderato dei titoli di stato era salito a 1,728%, ai massimi da maggio 2019.

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