In questi mesi di risalita dei rendimenti, i titoli di stato italiani sono tornati appetibili. La scadenza a 10 anni è arrivata ad offrire più del 4,20% nel corso della settimana scorsa. Sopra il 4% anche tutte le altre scadenze lunghe. Il trend riguarda certamente anche i BTp in dollari. Sono poche emissioni e molti italiani ne ignorano persino l’esistenza. Ce n’è uno che sarà rimborsato tra poco più di un anno. Si tratta del BTp 27 settembre 2023 e cedola 6,785% (ISIN: US465410AH18). Questo titolo fu emesso nel lontano 1993, cioè debuttò sul mercato sovrano italiano come trentennale.

Quando siamo quasi agli sgoccioli, viene la pena chiedersi se l’ipotetico investimento in fase di emissione abbia avuto senso.

BTp in dollari, confronto con titoli in euro

Per capirlo, dobbiamo sapere per prima cosa che il BTp in dollari fu emesso a una quotazione di 98,725, per cui offrì un rendimento lordo alla scadenza del 7%. Lo scorso venerdì, però, il bond quotava nettamente sopra la pari, a 103,60. Già questo dato segnala una prima forma di guadagno virtuale dall’emissione del ’93 di circa lo 0,17% all’anno. Non è tutto. In questo frangente, il dollaro si è rafforzato di oltre il 20% contro l’euro/lira. Nel settembre ’93, il cambio era di 1.520 lire per 1 dollaro. Oggi, il cambio euro-dollaro viaggia in area 1,05. Poiché 1 euro equivale a 1.936,27 lire, ciò implica che attualmente per 1 dollaro servirebbero 1.844 lire.

Su base annua, l’effetto cambio avrebbe aggiunto al rendimento qualcosa come due terzi di punto percentuale. In totale, il rendimento complessivo annuo sarebbe stato dall’emissione ad oggi superiore al 7,8%. Una percentuale elevata. Ma siamo sicuri che non vi fossero alternative ancora migliori al BTp in dollari? Ebbene, la risposta ce la offre un documento pubblicato dallo stesso Ministero di economia e finanze, secondo cui nel 1993 i BTp a 30 anni in lire furono emessi a un rendimento medio ponderato del 9,69%.

Questo significa che chi al tempo avesse puntato sul bond in valuta domestica, oggi avrebbe riportato un rendimento effettivo superiore.

Dalla lira all’euro

Lo confermano i due trentennali (ri-)denominati in euro in scadenza nel 2023, che offrono cedole rispettivamente al 9% e all’8,5%. Peraltro, non ci avrebbero neppure esposti a un qualche rischio di cambio. Tuttavia, fare bilanci a posteriori è sempre facile. In quegli anni, acquistare titoli del debito in lire significava patire elevati tassi d’inflazione. Viceversa, gli stessi BTp in dollari avrebbero almeno salvaguardato il capitale grazie alla tendenziale rivalutazione del dollaro contro la lira. L’ingresso nell’euro appariva ancora tutt’altro che scontato e nessuno avrebbe potuto immaginare che la storia economica sarebbe stata rivoluzionata da tale evento epocale.

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