Siamo alla vigilia di un appuntamento decisivo per l’andamento del mercato obbligazionario nelle prossime settimane. Domani, si riunisce il board della Banca Centrale Europea (BCE) per decidere se continuare ad aumentare i tassi d’interesse ed eventualmente in quale misura. C’è anche da ricalibrare il taglio ai riacquisti dei bond in portafoglio, fissato a 15 miliardi di euro al mese fino a fine giugno. Nel frattempo, il BTp a 2 anni è sceso da oltre il 3,50% del rendimento dello scorso 24 aprile al 3,26% di questa mattina.

In poco più di una settimana, lascia sul terreno un quarto di punto percentuale. Non è un caso isolato. Il Bund di pari durata è passato nel frattempo dal 2,95% al 2,66%.

I titoli di stato tedeschi sono un riferimento per l’intero mercato sovrano dell’Area Euro. Il calo dei loro rendimenti biennali segnala l’attesa di un costo del denaro più basso per il prossimo futuro. Le scadenze medio-brevi riflettono le condizioni monetarie dettate nello specifico dal tasso sui depositi bancari. Questo è stato alzato al 3% con il board di marzo. Verosimilmente, domani salirà ancora al 3,25% o al 3,50%. I futures sull’Euribor a 3 mesi scontano il 3,75% entro settembre.

BTp 2 anni con rendimento reale negativo

Dunque, mentre i BTp a 2 anni sconterebbero solo un altro aumento dei tassi dello 0,25%, i bond tedeschi giacciono ormai nettamente dietro il livello dei tassi BCE. In altre parole, la stretta sui tassi sarebbe andata oltre, almeno dal punto di vista del mercato. A questi livelli, il Bund a 2 anni rende un terzo di punto percentuale meno dell’attuale tasso sui depositi bancari e almeno più di mezzo punto percentuale in meno rispetto al tasso a cui saranno portati domani.

Tornando al BTp a 2 anni, esibisce uno spread di 60 punti base o 0,60% con l’omologo tedesco. Un differenziale rassicurante circa la percepita sostenibilità del debito pubblico italiano nel medio-breve periodo.

A questi rendimenti, non riuscirebbe a coprire l’inflazione attesa per il prossimo biennio. Considerate che, in base al dato provvisorio di aprile, l’inflazione italiana acquisita per quest’anno è del 5,4%. Resta il fatto che di alternative di tale durata maggiormente allettanti non se ne intravedono. I tassi d’interesse offerti dalle banche sui conti deposito si confermano molto bassi, pur in aumento negli ultimi mesi.

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