Altri 3 miliardi di euro sono entrati oggi nelle casse dello stato con l’asta per l’emissione di un BoT semestrale (ISIN: IT0005566184). A dire il vero, non si è trattato di un nuovo collocamento, bensì della riapertura del bond emesso già a settembre e che attualmente presenta una durata di cinque mesi. La scadenza sarà in data 28 marzo 2024. Buona la domanda, pari a 4,72 miliardi e per un rapporto di copertura di 1,57. Quanto al prezzo di aggiudicazione, è stato di 98,381 centesimi. Ad esso è corrisposto un rendimento lordo annualizzato del 3,976%.

Il regolamento del titolo è stato fissato per giorno 31 ottobre. Sarà allora che gli investitori riceveranno materialmente il BoT semestrale, dovendo in cambio effettuare il pagamento.

Curva scadenze BTp piatta sul tratto breve

Già ieri con l’emissione della nuova tranche del BTp short term, il rendimento si era attestato a ridosso del 4%, per l’esattezza al 3,99%. In quel caso, la scadenza era per il mese di settembre del 2025. Questo significa che, nei fatti, il BoT semestrale viaggia su rendimenti uguali alle scadenze biennali. E se allarghiamo lo sguardo ai BTp a 4-5 anni, ci accorgiamo che anch’essi offrono sostanzialmente altrettanto. In altre parole, la curva delle scadenze a medio-breve termine è piatta.

Del resto, se ci spostiamo sui BTp a 10 anni, otteniamo rendimenti più alti di neppure l’1%. Mentre scriviamo, il decennale italiano offre poco più del 4,90%. E oggi è una seduta particolare. I mercati sono in grande attesa per quanto deciderà il board della Banca Centrale Europea, riunito ad Atene per la penultima volta quest’anno. Nel pomeriggio, poi, arriveranno i dati sul PIL degli Stati Uniti nel terzo trimestre. Le attese sono per un’accelerazione del tasso di crescita al 4,50%. Francoforte, invece, si prenderebbe una pausa sui tassi, ma forse aprirebbe alla fine anticipata dei riacquisti dei bond con il PEPP e altre misure restrittive di politica monetaria.

BoT semestrale risente di tassi BCE

Il BoT semestrale al 4% risente direttamente delle aspettative del mercato sui tassi. Questi sono stati alzati a settembre proprio al 4% sui depositi bancari. L’Euribor a 3 mesi stesso tratta a poco meno del 4%. L’inflazione resta elevata e non consente ai rendimenti a medio-lungo termine di scendere. E’ una situazione generale in Europa e negli Stati Uniti. Considerate che sul tratto a sei mesi, lo spread con la Germania giace sotto i 20 punti base o 0,20%. Ciò denota che il rischio sovrano percepito a proposito del debito italiano risulti essere assai basso per il breve e medio termine, salendo in un orizzonte temporale più lungo.

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