Il periodo di monitoraggio (“watch period”) di JP Morgan con riferimento ai bond sovrani del Venezuela e quelli emessi dalla compagnia petrolifera statale Pdsva sarà esteso. La decisione è arrivata in concomitanza all’annuncio da parte degli Stati Uniti circa la riattivazione delle sanzioni contro Caracas sospese nell’ottobre scorso. Le società americane avranno tempo fino al 13 febbraio per chiudere i rapporti con la compagnia aurifera Minerven, mentre le relazioni petrolifere potranno proseguire fino ad aprile. A meno che il regime di Nicolas Maduro non consenta alla candidata dell’opposizione Maria Corina Machado di presentarsi alle elezioni presidenziali in programma per quest’anno, l’embargo sarà ripristinato.

Verso nuova sospensione del trading

E’ durata poco l’illusione dei mercati per un graduale ritorno alla normalità. Venti bond di Venezuela e Pdvsa restano formalmente inseriti nell’indice di JP Morgan dedicato alle emissioni emergenti per un controvalore complessivo di 53 miliardi di dollari. Tuttavia, sin dal 2019 il loro peso è stato azzerato. Nelle scorse settimane, dopo che gli Stati Uniti avevano consentito la riattivazione del trading, la banca d’affari annunciava la loro possibile salita percentuale. Per il momento l’operazione resta in attesa di sviluppi, sebbene gli analisti non prevedano che le sanzioni saranno completamente ripristinate.

Quotazioni in caduta libera

Il bond del Venezuela con scadenza il 15 settembre 2027 e cedola 9,25% (ISIN: US922646AS37) è precipitato oggi del 23,74% a 15,82 centesimi di dollaro. Era a 20,745 centesimi al termine della seduta di ieri alla Borsa di Francoforte. Prima che le sanzioni americane fossero allentate in ottobre, la quotazione risultava di 10 centesimi. Giù, ma in misura assai meno drammatica, il prezzo del bond Pdvsa con scadenza 15 novembre 2026 e cedola 6% (ISIN: USP7807HAR68): -5,60% a 11,13 centesimi.

Ricordiamo che i bond di Venezuela e Pdvsa emessi sui mercati internazionali restano in default sin dalla fine del 2017. Da allora, infatti, Caracas non versa le cedole agli obbligazionisti, né rimborsa loro il capitale.

A parte la carenza di valuta pesante per provvedere ai pagamenti, il regime lamenta che non gli sarebbero consentiti dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. A causa della gravissima crisi finanziaria ed economica che ha attanagliato il paese in tutti questi anni, non si è neppure aperta una vera trattativa con i creditori per sbloccare l’impasse.

Bond Venezuela, recupero del capitale basso e lontano

Nel tentativo di consentire agli obbligazionisti di recuperare almeno una minima parte del capitale investito, essendo stato il trading sospeso dal febbraio 2019 all’ottobre scorso su tutte le piattaforme, qualche fondo speculativo si è affacciato sul mercato per offrire soluzioni. Tra questi vi è Canaima Capital Management, che nelle scorse settimane ha emesso un bond da 10 milioni di dollari in relazione a bond di Venezuela e Pdsva dal valore nominale di 100 milioni di dollari. L’offerta è stata rivolta agli investitori istituzionali e professionali non rappresentati nel Comitato Creditori del Venezuela.

A questi prezzi infimi, il mercato continua a scontare un recupero assai basso del capitale e, soprattutto, tempi lunghi per giungere anche solo ai primi pagamenti. L’ombra delle nuove sanzioni di Washington non fa che spegnere le timide speranze che erano sorte negli ultimissimi mesi. Maduro si conferma inaffidabile e assolutamente disinteressato al miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del suo paese, se queste dovessero cozzare con la propria sopravvivenza al potere.

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