La lira turca è andata giù a un tasso di cambio di 17,30 contro il dollaro, avvicinandosi al minimo storico toccato a dicembre, quando per un dollaro arrivarono a servire 18,40 lire. In calo anche i bond locali e quelli denominati in valute straniere come dollaro ed euro. Ad esempio, la scadenza in dollari 14 febbraio 2034 e cedola 8% (ISIN: US900123AT75) è scesa ormai a 91 centesimi, ai minimi di sempre. Stesso livello per il triennale in euro 14 giugno 2025 e cedola 3,25% (ISIN: XS1629918415), che a poco più di 91 centesimi offre oggi un rendimento superiore al 6,60%.

Mentre l’inflazione a maggio è salita al 73,5%, ai massimi da fine anni Novanta, la banca centrale tiene i tassi d’interesse ad appena il 14%. Praticamente, i tassi reali sono mostruosamente negativi. E il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato in questi giorni che la Turchia continuerà a tagliare i tassi, non certo ad alzarli. Un’assurdità sul piano della politica monetaria, anche perché ciò incentiva i deflussi dei capitali e riduce le già magrissime riserve valutarie. Quelle nette sono scese ad appena 12,2 miliardi di dollari, ma considerando le operazioni di “swap” sono già ampiamente sottozero.

Bond Turchia in valuta estera giù

Ed è proprio questa la ragione per cui i bond della Turchia in dollari ed euro stanno soffrendo. Nei mesi passati avevano tenuto botta, probabilmente anche grazie agli acquisti degli stessi risparmiatori turchi a caccia di asset in valute forti per proteggersi dall’inflazione e dalla svalutazione del cambio. Tuttavia, il mercato probabilmente inizia a chiedersi se il governo avrà nei prossimi anni sufficiente valuta per onorare le scadenze.

La banca centrale ha attinto abbondantemente alle riserve negli ultimi mesi per fermare il declino della lira turca. Adesso, però, sta segnalando di avere alzato almeno in parte bandiera bianca, non volendo intaccare i dollari rimanenti in cassa per rallentare l’inevitabile.

Quest’anno, il cambio contro il dollaro ha già perso il 22%, la metà del 44% bruciato nel 2021. Di questo passo, i prossimi mesi saranno persino peggiori, dati gli altissimi tassi d’inflazione. La crisi finanziaria si sta avvitando su sé stessa e non esistono credibili speranze per un cambio di passo di Erdogan fino alle prossime elezioni presidenziali del 2023.

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