La regola d’oro di chi investe sul mercato obbligazionario è che ad alti rendimenti corrispondono rischi altrettanto elevati. Il concetto è semplice: non esistono pasti gratis. Se qualcuno ti offre di più, è solo perché prestandogli il tuo denaro rischi di più che prestarlo ad altri emittenti meno “generosi”. Eppure, a posteriori può accadere che bond sicuri esitino rendimenti anche molto alti.

Il caso che vi proponiamo oggi è molto noto tra i lettori di Investireoggi. Parliamo della scadenza a 100 anni emessa dall’Austria nel settembre 2017 e con cedola 2,10% (ISIN: AT0000A1XLM2).

Quattro anno fa, si definì un clamoroso successo il fatto che uno stato fosse riuscito a indebitarsi per un secolo per poco più del 2% all’anno. Oggi, quello stesso bond offre un rendimento inferiore all’1% e alla fine del 2020 era sceso a un rendimento di poco superiore allo 0,30%.

Bond sicuri e rendimenti a doppia cifra

Perché dovremmo considerarli bond sicuri? L’Austria è un emittente molto solido con rating AA+/Aa1. Il rischio teorico che Vienna fallisca è prossimo allo zero. Il debutto del primo titolo a 100 anni (ne seguirà un secondo nel giugno 2020) avvenne sul mercato secondario a una quotazione in area 103,50. Oggi, viaggia a circa 174. E nel dicembre scorso era salita a circa 235. Di fatto, se immaginiamo di avere acquistato il bond austriaco subito dopo la sua emissione e di volerlo rivendere oggi, avremmo maturato una plusvalenza del 68%. Nel frattempo, poi, avremmo incassato cedole per il 10% del capitale investito.

Tirando le somme, il ritorno di questi bond sicuri sarebbe stato del 78% in appena 4 anni. Ciò equivale a un rendimento medio lordo annuo superiore al 15%. Tutto questo senza avere investito in un asset a rischio. Chiaramente, nessuno avrebbe potuto immaginare che i prezzi delle obbligazioni sarebbero saliti così in alto, ovvero che i rendimenti sarebbero scesi così in basso. Neppure lo stato austriaco, il quale altrimenti si sarebbe indebitato più in là a tassi molto più vantaggiosi.

L’aspetto interessante è che coloro che ai tempi decisero di prestare denaro a Vienna a un rendimento annuo sopra il 2%, nei fatti si erano pure protetti contro l’inflazione media attesa, fatto che oggi appare quasi impossibile.

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