Banca Unicredit ha comunicato che eserciterà la call per il rimborso anticipato del bond perpetuo con cedola 9,25% e scadenza formale in data 31 dicembre 2100 (ISIN: XS1539597499). Il richiamo dell’obbligazione da 500 milioni di euro avverrà il prossimo 3 giugno alla pari, quando saranno corrisposti anche gli interessi fino ad allora maturati.

Storia del bond perpetuo Unicredit

Attualmente, questo bond perpetuo di Unicredit si compra alla Borsa di Lussemburgo a 101, cioè di poco sopra la pari. Dunque, sembrerebbe che la banca non abbia alcuna reale convenienza ad esercitare la call, dovendo indebitarsi sui mercati a costi sostanzialmente simili a quelli che saranno annullati con il rimborso di giugno.

In realtà, l’emittente aveva anticipato il deterioramento delle condizioni di mercato, raccogliendo sul mercato lo scorso anno 750 milioni attraverso un altro bond perpetuo con cedola 4,45%. Nel febbraio di due anni fa, poco prima della pandemia, era riuscito a collocarne un altro ancora per 1,25 miliardi con cedola di appena 3,875%.

Dunque, grazie all’abbondante liquidità raccolta a basso costo in questi ultimissimi anni Unicredit sta potendo richiamare il suo costosissimo bond perpetuo, che come vedremo da giugno sarebbe diventato ancora più oneroso. Esso fu emesso nel dicembre 2016, all’epoca delle tensioni finanziarie ai danni delle banche italiane dopo l’entrata in vigore della disciplina europea nota come “bail-in” (direttiva comunitaria Brrd). Erano anche settimane d’instabilità politica, con il governo Renzi dimessosi a seguito della bocciatura della riforma costituzionale tramite referendum.

Niente maxi-cedola da giugno

Il rimborso anticipato segnala i rischi a cui espone il bond perpetuo. Gli obbligazionisti che lo hanno acquistato all’atto della sua emissione, confidavano di poter percepire a lungo un flusso di reddito elevato grazie al tasso d’interesse monstre fissato con la cedola. Speravano così di battere tra l’altro l’alta inflazione di questi mesi, salita in Italia al 6,5% a marzo.

Invece, la pacchia è finita. Si potranno consolare con l’acquisto di qualche bond alternativo a rendimenti che stanno diventando sempre più alti. In genere, infatti, l’emittente esercita la call quando i tassi di mercato scendono. Stavolta, sta accadendo il contrario.

Questo bond perpetuo sfiorò il massimo agli inizi del 2018 con una quotazione a 125, mentre scese nel marzo 2020 fin sotto 85 centesimi. Già alla fine del 2020, tuttavia, si era riportato sopra la pari. A conti fatti, la cedola effettiva netta ha oscillato grosso modo tra 5,5% e 8,10% sul mercato secondario dopo il collocamento. Se non fosse stato esercitato il richiamo, la cedola sarebbe diventata variabile a partire dal 3 giugno 2022 e pari al tasso “midswap” a 5 anni più un margine del 9,30%. Alle attuali condizioni di mercato, l’interesse annuale sarebbe stato del 10,6%. Un sogno per gli obbligazionisti, che non si avvererà mai con il rimborso anticipato.

[email protected]