Quest’anno, circa il 15% delle emissioni di debito nell’Eurozona ha riguardato bond a lunga scadenza e superiori ai 25 anni. Oggi, Regno Unito e Austria procederanno a collocare sul mercato titoli a 50 anni. Si consideri che il rendimento del bond 2062 di Vienna si aggiri sotto lo 0,65%, mentre il cinquantennale di Londra giace sotto l’1,15%.

A spronare la vendita di bond a lunga scadenza sono i tassi azzerati di questa fase. Poiché tutte le principali banche centrali stanno tenendosi ultra-espansive per sostenere la ripresa delle rispettive economie, la liquidità sui mercati abbonda.

I tassi sono stati azzerati e la BCE li tiene negativi da anni sui depositi overnight delle banche commerciali. E tra bassa propensione al rischio e bassa inflazione, gli investitori vedono nell’obbligazionario sovrano un rifugio in cui ripararsi dalle tensioni.

Ma forse siamo al giro di boa. Un indizio forte ce lo offre proprio l’Austria, che ha sul mercato ben due bond a lunga scadenza che fungono da riferimento per valutare il trend. Parliamo del titolo che scade nel settembre 2117 e dell’altro che sarà rimborsato nel giugno 2120. Quest’ultimo è stato emesso meno di un anno fa e a dicembre era vicinissimo a una quotazione di 140. Ieri, si attestava a meno di 97 centesimi. Ha perso il 30% in quattro mesi e offre adesso un rendimento superiore allo 0,90%, il triplo di dicembre.

Bond a lunga scadenza penalizzati dalla ripresa

In generale, tutti i bond a lunga scadenza stanno venendo penalizzati dai primi segnali di ripresa dell’economia globale. Non solo l’appetito per il rischio sta rinvigorendosi, ma l’inflazione è nettamente risalita dai livelli nulli o negativi del 2020. Certo, resta storicamente molto bassa, ma il trend sprona alle vendite sull’obbligazionario. A farne le spese non può che essere il tratto più longevo della curva, più esposto alla volatilità per via della sua alta “duration”.

L’Italia ha approfittato di quello che probabilmente è l’ultimo periodo utile per emettere bond a lunga scadenza. Nei giorni scorsi, ha raccolto 5 miliardi con un nuovo BTp a 50 anni, scadenza 2072. Il rendimento esitato è stato inferiore al 2,20%. Ma la festa starebbe per finire. Da qui a qualche mese, se le vaccinazioni renderanno possibile il raggiungimento dell’immunità di gregge contro il Covid e la ripresa economica attecchirà in Europa, il mercato si sposterà su altri comparti. L’obbligazionario sarà meno allettante, l’inflazione continuerà a salire e la BCE quanto meno non potenzierà ulteriormente gli stimoli monetari.

I bond a lunga scadenza non potranno continuare ad offrire le miserie di questi ultimi tempi. Pensate che ancora un Bund a 30 anni rende meno dello 0,30%, un sesto dell’ultimo dato sull’inflazione rilevato in Germania. La stessa Italia non è un debitore così generoso come sembra, se si considera che i suoi rating ballano a ridosso dell’area “junk”. Prestereste mai denaro a un debitore considerato rischioso per un misero 1,20% a 50 anni? L’ultima finestra di opportunità per raccogliere capitali a lunghissimo termine sarebbe adesso.

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