E’ stato un annuncio a sorpresa quello del governatore Fatih Karahan, che ha alzato i tassi di interesse dal 45% al 50%. La stretta è stata giustificata con la necessità di contrastare “il deterioramento dell’outlook sull’inflazione”. La politica monetaria resterà restrittiva, ha spiegato, fintantoché le prospettive non saranno su un trend discendente convincente e stabile. Fatto sta che il suo debito di poche settimane fa era stato all’insegna del primo stop all’aumento dei tassi dopo otto mesi consecutivi. Ma con un’inflazione esplosa al 67% a febbraio, non si poteva fare altrimenti.

E i bond in lire turche, oltre che quelli emessi in dollari dal governo di Ankara, hanno reagito positivamente alla notizia.

Stretta sui tassi alla vigilia delle elezioni amministrative

La mossa della banca centrale è stata rassicurante, a detta degli analisti. Nonostante vi siano a breve importanti elezioni amministrative, tra cui nell’area metropolitana di Istanbul, l’istituto ha voluto segnalare indipendenza dal potere politico. Un fatto tutt’altro che scontato in un paese in cui il presidente Recep Tayyip Erdogan ha fatto fuori negli anni numerosi governatori per la colpa di voler aumentare i tassi contro l’inflazione.

I bond in lire turche a 10 anni si sono apprezzati al punto che i rendimenti sono crollati dal 27,13% di poco prima dell’annuncio a un minimo del 24,52% subito dopo. Molto più contenuta la reazione sul tratto medio-breve della curva. I rendimenti a 5 anni sono rimasti sostanzialmente invariati al 32,65%. Movimenti naturali. L’aumento dei tassi tiene alto il costo del denaro e abbassa le aspettative d’inflazione. Questo spinge i rendimenti a breve più in alto e tendenzialmente finisce per abbassare i rendimenti a lungo.

Su anche bond in dollari e cambio

Anche la lira turca ha beneficiato dell’annuncio, scendendo sotto il cambio di 32:1 contro il dollaro. I guadagni hanno sfiorato l’1%.

Tassi più alti attirano capitali stranieri e rafforzano il cambio. Ad apprezzarsi sono stati, comunque, anche i bond della Turchia in dollari. La scadenza a 10 anni del 14 febbraio 2034 e cedola 8% (ISIN: US900123AT75) ha segnato un rialzo di quasi il 2%, attestandosi a 104,65. La scadenza a 5 anni del 14 marzo 2029 e cedola 9,375% (ISIN: US900123DH01) guadagnava lo 0,44% e saliva ad oltre 107,60.

Converrebbe buttarci un occhio sui bond in lire turche? I rendimenti possono apparire altissimi, ma mettete in conto il rischio di cambio altrettanto elevato. Solo nell’ultimo anno la valuta emergente contro l’euro ha perso il 41% contro l’euro, il 91% nell’ultimo decennio. La svalutazione avviata meno di un anno fa non sembra essere terminata. Tra l’altro, la politica monetaria di Ankara è stata caratterizzata da una forte erraticità per via delle forti pressioni esercitate da Erdogan sulla banca centrale. E se è vero che negli ultimi mesi i controlli sui capitali sono stati allentati, nessuno ci garantisce che possano essere riattivati nel prossimo futuro, magari in vicinanza a un qualche voto locale o di rilevanza nazionale.

Bond in lire turche interessanti solo a certe condizioni

Disinvestire dai bond in lire turche con i controlli introdotti a carico degli investitori stranieri e domestici sarebbe un problema. Non è un caso che i capitali dall’estero sul mercato sovrano anatolico si siano quasi azzerati negli anni, pur essendo in ripresa negli ultimi mesi. Prima di ipotizzare un investimento, bisognerà assistere a una convincente discesa dell’inflazione verso livelli “occidentali” e al mantenimento di una politica monetaria e fiscale ortodossa. Sono le precondizioni per sperare nella stabilità del cambio e, quindi, anche nell’effettiva redditività delle obbligazioni in valuta locale.

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