La Turchia torna al centro degli interessi degli investitori. Fra tensioni crescenti per la questione dei migranti e integrazione politica ed economica verso l’Europa, la Turchia rappresenta oggi una delle poche alternative per i risparmiatori che intendono investire in titoli di stato dell’area continentale, senza correre grossi rischi. I rendimenti dei bond della Turchia in dollari o in euro sono al lumicino, ma quelli emessi in lire turche potrebbero essere una scommessa verso una ripresa della crescita economica del paese.

Dal 2001 al 2012, nonostante il carico della crisi dal 2008, il Pil della Turchia è cresciuto in media del 5,3% all’anno in termini reali. Nel primo trimestre del 2011 è aumentato dell’11% sull’anno precedente, una progressione maggiore di Cina e Argentina, in quell’anno i Paesi con maggior crescita. Quei numeri hanno portato l’economia turca al 16esimo posto nel mondo, con aspirazione a entrare tra le prime 10 posizioni – vale a dire al posto dell’Italia o subito dopo – nel 2023. Ciò nonostante, i problemi di carattere economico restano, primo fra tutti la dipendenza dai capitali stranieri e l’alto livello d’inflazione dipendente per lo più dall’importazione di materie prime e da una mancanza di politiche fiscali adeguate.  

La Banca Centrale Turca taglia i tassi al 10%

  Così la lira turca, negli ultimi cinque anni, ha perso il 40% del proprio valore nei confronti dell’euro, salvo poi stabilizzarsi intorno a 3,20 negli ultimi dieci mesi. Solo da poco si è arrestato il processo di rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale per difendere la valuta locale e giusto ieri il nuovo governatore Murat Cetinkayaha tagliato il tasso di prestito overnight al 10% dal 10,5%. accelerando il ciclo di accomodamento di fronte al rallentamento dell’inflazione e con una valuta in via di stabilizzazione. La Commissione sulla politica monetaria riunitasi ad Ankara ha invece mantenuto invariato il tasso repo a una settimana al 7,5% e il tasso overnight di finanziamento al 7,25% lasciando intendere che il peggio per la lira turca potrebbe essere ormai alle spalle.

 

Bond KFW 9,75% 2023 per tagli minimi da 1.000 lire turche

  In questo contesto, investire in lire turche potrebbe non essere proprio un azzardo per il risparmiatore retail, purchè non ci si esponga troppo. La recente emissione obbligazionaria di KFW 9,75% 2023, la nota banca tedesca per la ricostruzione e controllata dallo Stato, si presta bene al caso. Il bond senior è infatti negoziabile per importi minimi di 1.000 lire turche (TRY), circa 315 euro, e gode delle massime garanzie sotto il profilo dell’emittente (AAA per tutte le agenzie di rating). Le obbligazioni (codice ISIN XS1399387478) sono state prezzate a 101,613 per un rendimento a scadenza del 9,34%. Il bond KFW in lire turche ha una durata di cinque anni e paga una cedola annuale a tasso fisso pari al 9,75% il 17 febbraio. L’imposta sostitutiva applicata è pari al 12,50%, come per i titoli di stato, trattandosi di un ente sovranazionale. Unico rischio, è il cambio verso una moneta, non proprio “emergente”, ma che è stata soggetta a forte volatilità e questo potrebbe indurre a essere prudenti sul tipo di investimento.