Come mai i bond in lira turca sono scesi di prezzo e non quelli in dollari ? Visto che la lira turca sta collassando e le previsioni dicono che continuerà ancora, si potrebbe presentare una situazione di default? Ne posseggo 250.000 try, scadenza 2030 11,7% (ISIN: TRT131130T14), comprati al prezzo di 75 dal nominale di 100.

Rispondiamo a questa semplice domanda di un nostro lettore, preoccupato giustamente per l’andamento dei bond in lira turca. In particolare, egli dichiara di possedere titoli a 10 anni, scadenza novembre 2030, per un valore nominale di 250.000 euro.

Li ha acquistati a 75 centesimi, ma oggi risultano scesi sotto 66 centesimi. Nel frattempo, è precipitato anche il cambio tra lira turca ed euro, per cui le perdite appaiono elevate. Lo segnala l’altissimo rendimento a cui il bond è salito: 23,7%.

Il lettore ci chiede se vi sia aria di default. Ebbene, iniziamo con il dire che la Turchia ha un debito pubblico al 40% del PIL, relativamente basso anche per un’economia emergente. Certo, il problema è che parte di esso risulta denominato in dollari, euro e altre valute forti. E preoccupa proprio questa porzione delle esposizioni di Ankara, date le basse riserve valutarie disponibili e le crescenti difficoltà che lo stato, così come il settore privato, incontrerà nei prossimi mesi e anni a rimborsare le scadenze con una lira turca divenuta nel frattempo sempre più debole.

Bond in lira turca, quale rischio di default

Tuttavia, i bond in lira turca non soggiacciono allo stesso problema. Essi potranno essere sempre rimborsati “stampando” moneta. Semmai, le conseguenze saranno tassi d’inflazione sempre più insostenibili. Dunque, per rispondere alla prima domanda: no, la Turchia non è a rischio imminente di default, per quanto la sua condizione finanziaria sia serissima. E perché i suoi bond in dollari non sono crollati? Dobbiamo dire che un calo c’è stato pure per loro, se è vero che la scadenza 15 gennaio 2031 e cedola 5,95% (ISIN: US900123DA57) sia scesa da una quotazione di 97,60 a una di 91,30 in poco più di due settimane.

Attualmente, il decennale in dollari offre un rendimento del 7,57%, un terzo del suo omologo in lira turca. Tuttavia, stiamo parlando di un titolo non soggetto al rischio di cambio, se non marginalmente. Inoltre, è certificato che i cittadini turchi nelle ultime settimane stiano spostando i loro risparmi dai depositi in valuta locale o dal contante per impiegarli in depositi e titoli in valuta. Questo sta contribuendo a tenere, tutto sommato, alti i prezzi dei bond in dollari. Oltretutto, gli investitori stranieri erano già usciti dal mercato turco da mesi e anni, per cui il crollo del cambio di queste settimane non ha influito più di tanto sui loro capitali.

Se vogliamo, siamo in presenza di un paradosso. Il debito esposto al rischio default è principalmente quello in valute straniere e al contempo risulta il meno danneggiato in termini di prezzo dalla crisi della lira turca. Il lettore giustamente si mostra perplesso sull’opportunità di mantenere o meno i bond in portafoglio. Quello che possiamo immaginare, senza alcuna volontà di suggerire alcunché, è che nel lungo termine i prezzi risalgano verso la pari con l’avvicinarsi della scadenza, fenomeno del tutto scontato per un bond non oggetto di default. D’altra parte, più passa il tempo e minore sarà il valore della lira turca. Sarebbe auspicabile una stabilizzazione del cambio per rivendere il bond alla prima occasione utile, magari a una quotazione non troppo dissimile da quella a cui avvenne l’acquisto, cercando di limitare le perdite.

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