Sono arrivate buone notizie per il Pakistan durante la settimana scorsa. Martedì, l’Arabia Saudita annunciava il deposito di 2 miliardi di dollari presso la Banca di Stato di Islamabad. Il giorno successivo il Fondo Monetario Internazionale approvava finalmente l’erogazione di aiuti per 3 miliardi. I due eventi risultano collegati tra loro. Washington aveva preteso aiuti di stati amici prima di sborsare i suoi. Un modo per addivenire ad una situazione di cogestione della grave crisi fiscale che attanaglia lo stato asiatico.

La reazione dei bond sovrani in dollari emessi dal Pakistan e negoziati sul mercato secondario è stata chiaramente positiva.

Oltre ai sauditi, anche gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a versare al paese alleato un altro 1 miliardo. Grazie a questi interventi, le riserve valutarie dovrebbero già essere salite a quasi 12 miliardi. Dicevamo, bond del Pakistan in forte rialzo. Lungo le scadenze i guadagni sono stati nell’ordine del 10%, se non di più. L’obbligazione 15 aprile 2024 con cedola 8,25% (ISIN: XS1056560920) non arrivava ai 74 centesimi prima dell’annuncio saudita, mentre stamane superava i 79 centesimi. Il rendimento lordo offerto risulta di quasi il 49%.

E l’obbligazione con scadenza 30 settembre 2025, sempre con cedola 8,25% (ISIN: XS1299811486), è passata nello stesso tempo da 55,55 a quasi 63 centesimi. In questo caso, l’attuale rendimento supera il 36%. E andando su scadenze più lunghe, il bond in dollari dell’8 aprile 2031 con cedola 7,375% (ISIN: XS2322319638) è salito da poco più di 43 ai quasi 49 centesimi di venerdì scorso, salvo ripiegare oggi a meno di 48 centesimi. Il rendimento è sceso in area 23%.

Bond Pakistan in dollari su, rischio default resta altissimo

Il fatto che i bond in dollari del Pakistan siano risaliti in pochi giorni è rassicurante. Anche perché si sono allontanati parecchio dai minimi di giugno, con guadagni che arrivano ai due terzi. Tuttavia, la situazione resta gravissima. Il debito pubblico nel 2022 era all’89% del PIL e quasi certamente continuerà a salire.

Tra l’altro, il deficit era al 7,9%. Il debito estero al termine del primo trimestre ammontava a più di 125 miliardi di dollari. Quello a breve termine, cioè da rimborsare entro dodici mesi, varrebbe tra 3 e 4 miliardi. Considerate che le riserve, al netto dell’oro, valevano prima dell’accredito saudita non più di 4,5 miliardi, meno delle importazioni mensili medie.

In effetti, i rating parlano chiaro: CCC+ per S&P, CCC per Fitch e Caa3 per Moody’s. Il rischio di credito teorico è considerato altissimo. Il Pakistan sarebbe praticamente sull’orlo del default. La risalita dei suoi bond in dollari prende in considerazione aspetti geopolitici più che strettamente finanziari. Il paese ha oltre 200 milioni di abitanti ed è una potenza nucleare. Nessuno vuole che trascini l’Asia nel caos, sebbene le tensioni interne siano e restino altissime. In autunno si vota e l’ex premier Imran Khan, già arrestato brevemente per istigazione all’ammutinamento e violenze, sta tenendo una campagna incendiaria per cercare di tornare al potere. I suoi rivali non sono certamente più affidabili.

Per questa ragione anche la vicina Cina ha deciso di rinnovare i prestiti bilaterali, al fine di consentire al paese di respirare per un po’. Non s’intravede, comunque, un cambio di passo sul piano della gestione fiscale. Né c’è ottimismo sull’adozione delle riforme economiche capaci di lanciare la crescita nel medio-lungo termine. Anzi, nell’attesa delle imminenti elezioni non dovremmo aspettarci misure d’impatto da qui ai prossimi mesi.

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