Gli Emirati Arabi Uniti hanno concluso con successo nella giornata di ieri il collocamento sul mercato di un bond in dollari in tre tranche, raccogliendo 4 miliardi, più dei 3-3,5 miliardi ipotizzati alla vigilia. Ottimo il riscontro tra gli investitori internazionali, dai quali sono arrivate richieste complessive per 22,5 miliardi. La tranche a 10 anni è stata emessa per 1 miliardo e ha esitato un rendimento di 70 punti base sopra il Treasury di pari durata; la tranche a 20 anni è stata emessa per un altro miliardo a +105 punti base rispetto al Treasury e, infine, la tranche a 40 anni è stata emessa per 2 miliardi al rendimento del 3,25%.

06-10-2021 In queste ore, gli Emirati Arabi Uniti stanno vendendo agli investitori interessati il loro primo bond in dollari suddiviso in tre tranche da 10, 20 e 40 anni. L’importo complessivo previsto per la raccolta va da 3 a 3,5 miliardi. La tranche a 40 anni è anche detta “Formosa bond”, un’espressione con cui sui mercati ci si riferisce alle obbligazioni che saranno negoziate alla borsa di Taiwan e denominate in una valuta diversa dal dollaro locale.

Quanto ai rendimenti, i bond in dollari stanno per essere emessi a premio rispetto alla curva delle scadenze di Dubai. In particolare, la tranche a 10 anni parte da +105 punti base sul Treasury di pari durata e quella a 20 anni da +135 bp. Quanto alla scadenza a 40 anni, è piazzata a un rendimento iniziale del 3,6%. Tuttavia, è probabile che i rendimenti scenderanno nel corso della giornata. Da un premio di circa 40 punti base rispetto alle scadenze di Dubai, gli analisti credono si arriverà a +10.

Bond in dollari, rating alti e rischi bassi

Moody’s ha assegnato ai primi bond in dollari degli Emirati Arabi Uniti il rating Aa2, Fitch AA-. In entrambi i casi, gli alti giudizi riflettono la convinzione che nel caso di necessità la capitale Dubai sosterrebbe le finanze dello stato centrale.

E’ naturale che i rendimenti debuttino a livelli più elevati di quelli della capitale, trattandosi di una prima emissione assoluta sui mercati internazionali. I singoli emirati, invece, hanno già più volte negli anni collocato sui mercati bond denominati in valute straniere.

Con il ricavato della vendita odierna, gli Emirati Arabi Uniti puntano a potenziare gli investimenti di natura infrastrutturale e a sostenere l’authority nazionale per gli investimenti. I rischi di credito teorici sono sostanzialmente bassissimi, mentre per noi investitori dell’Eurozona il rischio di cambio esiste ed è legato alle variazioni del dollaro contro l’euro. Poiché parliamo di un emirato produttore di petrolio, in un certo senso l’acquisto di questi bond in dollari ci consentirebbe di sfruttare l’andamento del mercato del greggio in una fase espansiva per l’economia mondiale. In giornata, atteso l’esito del collocamento.

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