In settimana, anche la Colombia ha deciso di tornare sui mercati internazionali per rifinanziarsi. Lo ha fatto con l’emissione di un nuovo bond in dollari della durata di 10 anni e circa 4 mesi. La scadenza è fissata per il 2033. Con questa operazione, il governo ha incassato 1,62 miliardi, a fronte di richieste per 4,2 miliardi. La risposta degli investitori è stata molto positiva, ma per la semplice ragione che l’emittente ha dovuto offrire una cedola altissima: 8,125%. E’ stato quasi uno shock assistere a un tasso d’interesse annuale così elevato.

La Colombia è una delle economie emergenti meglio messe, non solo in America Latina.

I proventi del bond in dollari finanzieranno il rimborso anticipato di tre bond in scadenza nel 2023 (due) e nel 2024 (uno) per complessivi 918,6 milioni. Il resto andrà ad accrescere la liquidità a disposizione dello stato. Questo è stato il primo bond internazionale della Colombia emesso sotto la presidenza di Gustavo Petro. Il capo dello stato, insediatosi nel mese di agosto, punta più che altro su prestiti bilaterali con istituzioni finanziarie per evitare le rigidità e i costi propri dei mercati obbligazionari.

Rischi del bond Colombia

Con questa emissione, la durata media dei bond in dollari della Colombia sale da 14,2 a 14,7 anni. Investire in un titolo del genere sarebbe appropriato? Per prima cosa, bisogna mettere in conto un rischio sovrano non indifferente. Di recente le agenzie di rating hanno declassato il debito colombiano a “junk”. Per S&P e Fitch vale BB+, un gradino sotto l’ultimo “investment grade”. Invece, per Moody’s vale Baa2, due gradini sopra il livello “spazzatura”.

Sta di fatto che il mercato nutre timori crescenti per la sostenibilità fiscale di Bogotà. Il debito pubblico in sé non è altissimo. Incide per il 65% del PIL, grosso modo quanto in Germania. Il problema è che le prospettive non sono così solide.

Petro è arrivato alla presidenza con un programma marxista. Ha già riallacciato le relazioni diplomatiche con il confinante Venezuela di Nicolas Maduro e aumentato le entrate di 4 miliardi di dollari per gli anni prossimi. La stangata riguarda il ceto medio e i contribuenti più ricchi.

Non sembra che i conti pubblici saranno devastati da politiche fiscali insostenibili. Ad esempio, il deficit dovrebbe scendere dal 5,6% di quest’anno al 3,6% del 2023. Tuttavia, la Colombia corre il serio rischio di rallentare il passo a causa di una politica economica ostile al mercato. La crescita media nel decennio pre-Covid fu del 3,7%. Ma il debito è quasi raddoppiato dal 2011 dal 35% del PIL. Anche i timori per la svolta a sinistra hanno pesato nel -16,5% accusato dal cambio contro il dollaro quest’anno. Ma c’è da dire che questo mese il peso registra un rafforzamento del 5%.

Svolta a sinistra in tutto Sud America

Il bond della Colombia presenta rischi sul piano più della volatilità che di un eventuale default. In effetti, i CDS stimano il rischio sovrano da qui a cinque anni solo al 2,49%. C’è il rischio di cambio a cui prestare attenzione. L’emissione è stata in dollari e il cambio euro-dollaro nei prossimi anni dovrebbe risalire. Di quanto? Se guardassimo allo spread Treasury-Bund decennale, diremmo nell’ordine di circa il 18% da oggi. In pratica, nel 2033 il cambio si porterebbe in area 1,20. Ed è probabile che il mercato stia sottostimando il rafforzamento dell’euro.

In definitiva, la cedola sarà anche alta, ma il bond della Colombia va maneggiato con cura. Allettante senza dubbio, ma l’aria che si respira in tutto il Sud America non è così favorevole al mercato. Quasi tutti i paesi che sono andati al voto nell’ultimo biennio hanno svoltato a sinistra, affidandosi a leader spesso radicali. Nessuno di loro finora sembra ispirarsi nel concreto alle politiche sciagurate di Maduro.

D’altra parte, tutti nutrono una diffidenza di fondo verso i meccanismi del libero mercato. Per chi investe non è una buona notizia.

[email protected]