Prima di andare via dopo due mandati complessivamente lunghi dieci anni, il governatore della Banca del Giappone sta avendo il suo bel da farsi. Haruhiko Kuroda non intende cambiare politica monetaria, preferendo misure secondarie per aggiustare il tiro contro l’inflazione in ascesa. Ieri, ha acquistato bond sovrani del Giappone dalle scadenze più brevi a quelle ultra-lunghe. Ha avvertito l’esigenza di agire dopo che i rendimenti erano saliti, perlopiù ai massimi dal 2014. Il titolo a 2 anni era arrivato allo 0,075% e dopodiché è sceso di 5 punti base.

Nel frattempo, il bond a 10 anni superava lo 0,45%, quello a 20 anni saliva all’1,34%, sui 30 anni sfiorava l’1,65% e sui 40 anni arrivava fino all’1,91%.

Verso uscita da tassi negativi

Grazie a queste variazioni, lo yen continua ad apprezzarsi contro il dollaro a un tasso di cambio sceso a 130,55. Il mercato torna a comprare bond del Giappone dopo che per lunghi anni erano stati off-limits a causa dei rendimenti ignobili esitati. Attenzione, non che adesso siano minimamente sufficienti a remunerare il capitale, specie con un’inflazione domestica salita quasi al 4%. Tuttavia, gli investitori iniziano a intravedere una possibile svolta della banca centrale. Il rialzo dei tassi starebbe per arrivare, magari entro la metà dell’anno con l’uscita ufficiale dall’era dei tassi negativi.

In pochi mesi, il bond a 20 anni sta rendendo circa lo 0,60% in più, similmente alla scadenza a 30 e 40 anni. A dicembre, Kuroda scioccava il mercato con l’annuncio che per il bond del Giappone a 10 anni sarà tollerato un rendimento di +/- 0,50% attorno allo zero. Per sei anni abbondanti il range era stato del +/-0,25%. Nessun annuncio per il momento sulla scadenza a 2 anni, il cui target resta inchiodato attorno al -0,10%. Tuttavia, il mercato specula su un possibile innalzamento del riferimento attorno allo zero.

Bond Giappone “caldi” sul tratto lungo

Sta accadendo quello che era immaginabile.

Per quanto sia stata raddoppiata la soglia di tolleranza per il rendimento decennale, questi resta troppo basso. E adesso il mercato si attende, spera e pretende rendimenti più alti sulle altre scadenze più lunghe. Dunque, dà sfogo alle proprie aspettative sul tratto ultra-decennale. Qui, i rendimenti stanno impennandosi, pur non esplodendo del tutto per via degli acquisti della Banca del Giappone, addirittura rafforzati dopo l’annuncio di qualche settimana fa. E tra rendimenti in risalita e yen più forte, i capitali stanno rimpatriando. L’effetto cambio gioca a favore dei bond del Giappone, innalzandone i rendimenti effettivi.

Il successore di Kuroda avrà il compito non facile di gestire una transizione quanto più ordinata possibile senza deludere le aspettative del mercato. Gli darà probabilmente una mano la Federal Reserve, che in tarda primavera potrebbe segnalare già la fine della stretta sui tassi americani. Tra l’altro, il rafforzamento dello yen di queste settimane avrà effetti positivi sull’inflazione nei prossimi mesi, evitando alla Banca del Giappone l’adozione di misure drastiche per stabilizzare i prezzi al consumo.

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