Mancano poche ore alla svolta monetaria. Domani, la BCE esiterà il primo rialzo dei tassi dal 2011. Sono undici anni che non aumenta il costo del denaro. Per i bond dell’Eurozona, l’appuntamento di questo giovedì si presenta carico di rischi. Il board dibatterà circa l’entità della stretta. Avanza l’ipotesi, dopo che l’inflazione nell’area ha accelerato la corsa anche a luglio, di varare un rialzo dei tassi dello 0,50% e non più dello 0,25% come promesso. Tuttavia, l’istituto non ha mai operato in contrasto con le aspettative prevalenti sul mercato.

Inoltre, non vuole venire meno alla parola data a giugno, salvo temere di perdere credibilità.

Un rialzo dei tassi BCE dello 0,25% è stato già scontato del tutto dai bond dell’Eurozona. In teoria, la notizia spingerebbe domani i prezzi. Ma se il mercato fiutasse che tale stretta fosse insufficiente per arrestare l’inflazione, l’effetto boomerang sarebbe dietro l’angolo. I rendimenti nominali pretesi dagli obbligazionisti salirebbero parimenti alle aspettative d’inflazione. Nel lungo periodo, il 5y5y inflation swap segnala un “raffreddamento” delle previsioni dal 2,50% di maggio al 2% di metà luglio. In altre parole, chi investe ritiene che tra cinque anni l’inflazione attesa per il successivo quinquennio sia in linea con il target BCE. Tanto basterebbe a Francoforte per non forzare la mano sui tassi.

Bond Eurozona tra tassi BCE e scudo anti-spread

D’altra parte, una stretta più vigorosa delle attese rischia di fare male, anzitutto, ai bond dell’Eurozona (semi-)periferici. Parliamo di BTp in primis e, in seconda battuta, dei Bonos spagnoli. I titoli di stato italiani sono i più sofferenti in questa fase, a causa dei timori degli investitori circa la sostenibilità del nostro debito pubblico, al 150% del PIL, con costi di emissione in risalita. La crisi di governo sta facendo il resto in questi giorni.

Non c’è solo l’entità del rialzo dei tassi di domani o prospettato per settembre a tenere banco. I bond dell’Eurozona si muoveranno anche in conseguenza delle caratteristiche che saranno svelate a proposito dello scudo anti-spread. Annunciato a giugno, ha contribuito in misura determinante a calmierare i rendimenti italiani, in particolare. Ma se il mercato dovesse percepire il nuovo strumento scarsamente efficace per impedire attacchi speculativi ai danni dei BTp, i rendimenti tornerebbero a salire in Italia, Grecia, Spagna e Portogallo.

In conclusione, il board BCE di domani impatterà verosimilmente sul trend dei bond dell’Eurozona nelle prossime settimane. Determinante sarà forse la conferenza stampa di Christine Lagarde, spostata per l’occasione alle ore 14.45, 30 minuti dopo l’uscita del comunicato, anziché i canonici 45. Ogni parola sarà soppesata per carpire il grado di convinzione delle ultime mosse di Francoforte. Sperando che almeno stavolta non ci siano gaffe.

[email protected]