Ieri, in data lunedì 16 gennaio, ENI ha avviato il collocamento del bond legato ad obiettivi di sostenibilità ambientale e riservato al pubblico dei risparmiatori italiani (ISIN: IT0005521171). Era da dodici anni che la compagnia non si affacciava sul mercato con un’emissione retail. L’offerta resterà valida fino al 20 gennaio per le sottoscrizioni online, fino al 27 per i fuori sede e al 3 febbraio per le sottoscrizioni in filiale, salvo chiusura anticipata. La nuova obbligazione ha durata di 5 anni. La data di regolamento è stata fissata per il 10 febbraio prossimo e la scadenza per il 10 febbraio 2028.

Il capitale sarà interamente corrisposto alla scadenza. La cedola annua lorda sarà comunicata al termine del collocamento, ma già sappiamo che il bond ENI in corso di emissione non potrà riconoscere meno del 4,30%. Per il quinto anno, la cedola potrà salire di un altro 0,50% nel caso in cui la società non fosse stata in grado di raggiungere almeno uno dei due obiettivi fissati:

  • emissioni di CO2 legate al business Upstream (Scope 1 e 2) pari o inferiori a 5,2 MtCO2eq al 31 dicembre 2025 (-65% rispetto alla baseline del 2018);
  • capacità installata per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari o superiore ai 5 GW al 31 dicembre 2025.

Rendimento, confronto con BTp 5 anni

Le sottoscrizioni minime possono essere di 2.000 euro, corrispondenti a 2 obbligazioni da 1.000 euro ciascuno. Possibili sottoscrizioni per importi superiori e con multipli di 1.000 euro. Il bond ENI sarà emesso per il controvalore minimo di 1 miliardo e fino ai 2 miliardi nel caso di eccesso di domanda.

Giustamente, il lancio dell’offerta sta facendo discutere. Molti piccoli investitori si chiedono se il bond ENI sia conveniente o meno. Supponendo che la cedola sarà per l’intero quinquennio del 4,30% lordo, al netto dell’imposta del 26% scendiamo al 3,1820%. C’è da considerare anche l’imposta di bollo dello 0,20% applicata alle giacenze del conto titoli.

La sua apertura è necessaria per potere investire. Di fatto, il rendimento netto alla scadenza si aggirerebbe intorno al 3%. Considerate che attualmente il BTp a 5 anni offre un rendimento lordo intorno al 3,50%. Al netto della minore imposta del 12,50%, si aggira al 3,06%. Tenuto conto anche in questo caso dell’imposta di bollo, scendiamo ulteriormente in area 2,85%.

Bond ENI e rischio di credito

Nel confronto tra bond ENI e BTp a 5 anni, vince il primo. E il rischio di credito? In teoria, il debito di uno stato è più sicuro. Ma ENI è una compagnia controllata dallo stato e alle sue obbligazioni saranno assegnati rating A- da S&P e Fitch e Baa1 da Moody’s. I rating sovrani risultano più bassi: BBB per S&P e Fitch e Baa3 per Moody’s. Dunque, correremmo minori rischi comprando bond ENI che non BTp.

In assoluto, poi, un rendimento annuo effettivo del 3% può riuscire anche a compensare la perdita del potere di acquisto nei cinque anni considerati. Se entro il 2025, come da previsioni ufficiali del governo, l’inflazione si riporterà al target BCE del 2%, potremmo ipotizzare per il bond ENI un rendimento netto reale medio persino leggermente positivo. Dunque, bassi rischi e opportunità di difendere il capitale dall’erosione del carovita.

Infine, potremmo anche sottoscrivere il bond ENI per rivenderlo a quotazioni più alte prima della scadenza. Le probabilità che ciò accade esistono e sono elevate con l’allentamento monetario che seguirebbe la stretta sui tassi BCE di questi mesi. Ad esempio, nell’estate del 2019 il bond 2025 di ENI con durata residua di oltre sei anni offrì un rendimento lordo dello 0,45%. Da notare come l’andamento delle quotazioni, oltre a risentire di quello generale del mercato obbligazionario, segua anche il trend del petrolio. Da questo punto di vista, il bond ENI può essere anche un modo di scommettere sulla materia prima nei prossimi mesi e anni.

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