All’inizio di quest’anno, Eni emise un bond a 5 anni con scadenza 10 febbraio 2028 e cedola 4,30% (ISIN: IT0005521171). La compagnia raccolse 2 miliardi di euro contro ordini che risultarono pari a 10 miliardi. La copertura totale dell’offerta massima avvenne nel giro di appena due giorni. E pensare che il collocamento sarebbe dovuto durare fino a tre settimane. L’alto interesse mostrato dagli investitori è legato alle condizioni offerte dall’obbligazione. Per prima cosa, il tasso cedolare risulta congruo anche per una fase di alta inflazione come quella che stiamo vivendo.

Al netto dell’imposta del 26%, tuttavia, scende al 3,18%. Non è tanto, ma le aspettative d’inflazione a medio-lungo termine in Italia risultano essere per fortuna decisamente inferiori.

Cedola a +0,50% senza target ambientali

Per questa ragione il bond Eni 2028 dovrebbe offrire un rendimento netto reale positivo nei cinque anni di durata dell’investimento. Attenzione, però, dato che la cedola può salire di un altro 0,50% nel caso in cui la compagnia non centrasse i due obiettivi di sostenibilità ambientale descritti nel prospetto informativo. Essi consistono nel generare energia da fonti rinnovabili e nel taglio delle emissioni di CO2. In quel caso, il rendimento netto salire al 3,55%.

D’altra parte il bond Eni 2028 non si acquista più alla pari. Sul mercato secondario ieri la quotazione era sopra 102. Questo significa che in soli sei mesi un ipotetico investitore che avesse acquistato l’obbligazione in fase di collocamento, avrebbe maturato un guadagno in conto capitale superiore al 2%. Allo stesso tempo, avrebbe incassato anche il rateo attivo di metà cedola annuale, cioè un altro 2,15%. In totale, il 4,35% lordo, corrispondente a più del 3,20% netto. Non sembra tanto, ma parliamo di un rendimento annualizzato del 6,5%.

Bond Eni a sconto sul BTp

Sempre ieri il bond Eni 2028 offriva un rendimento alla scadenza del 3,73%. Rispetto al titolo di stato di simile durata, il premio sarebbe nell’ordine dello 0,10%.

Tuttavia, dobbiamo considerare che i due bond scontano una diversa imposizione fiscale: del 26% quello della compagnia, del 12,5% il BTp. Pertanto, il primo offriva circa il 2,75%, il secondo il 3,17%. Non solo non esiste alcun premio per l’obbligazione privata, ma anzi siamo dinnanzi ad uno “sconto” superiore allo 0,40%. Il mercato sta prezzando sin dall’origine il bond Eni meglio del corrispondente titolo di stato per durata.

A parte il solito rischio di credito e legato al prezzo di mercato per il caso di disinvestimento anticipato, c’è anche un rischio di liquidità da considerare. Dall’emissione di febbraio sono avvenuti scambi per 371 milioni di euro sul bond Eni 2028 al MoT di Borsa Italiana. I contratti siglati sono stati oltre 36.000 per un valore unitario medio di 10.288 euro, a conferma che questo titolo sia negoziato tra le famiglie (retail). Gli scambi hanno riguardato ad oggi meno di un quinto del capitale, ma dopo i primi due mesi l’interesse sembra essere di molto scemato. In effetti, tra febbraio e marzo si sono registrati scambi per quasi il 60% del totale di questo primo semestre.

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