Quando pensiamo ai bond emergenti, alla mente ci vengono gli “high yield”, cioè le obbligazioni ad alto rendimento in quanto rischiose. Non è sempre così. Il Golfo Persico rappresenta nel suo complesso una fortunata eccezione. L’area è relativamente ricca grazie al petrolio. E proprio alla materia prima deve le sue fortune in ambito economico, sebbene in diversi casi pecchi di scarsa diversificazione.

Ad ogni modo, abbiamo esordito in questo 2021 con un Brent a poco più di 50 dollari al barile, mentre oggi sui mercati internazionali lo si acquista a quasi 68 dollari.

Certo, siamo ben sotto i 76 dollari toccati solamente alla fine di luglio. Nelle ultime sedute, specie quella odierna, stanno montando le preoccupazioni per le nuove chiusure anti-Covid, a partire da quelle imposte dalla Cina.

Bond emergenti legati al petrolio e a lunga scadenza

In questo articolo, vi presentiamo tre bond emergenti a 30 anni in dollari. Il primo è del Qatar. Scadenza 16 aprile 2050 e cedola 4,4%. Segna +10% dai minimi di marzo e offre oggi un rendimento del 2,87%. Lo spread con il Treasury trentennale è di 94 punti base. Il rating sovrano dell’emirato è molto alto: AA- per S&P e Fitch, Aa3 per Moody’s. In effetti, a Doha basterebbe una quotazione del Brent a 43 dollari al barile per chiudere il bilancio in pareggio.

Scade anch’esso il 16 aprile 2050 il trentennale di Abu Dhabi. Rialzo della quotazione dell’8% da marzo e rendimento offerto oggi al 3,06%, +113 punti base sul Treasury. Rating alti anche stavolta: AA- per S&P e Aa2 per Moody’s. Ma alla capitale degli Emirati Arabi Uniti serve un Brent a 60 dollari per tenere i conti pubblici in ordine.

Infine, il bond emergente dell’Arabia Saudita. Scadenza 16 gennaio 2050 e rendimento del 3,06%. Quotazione a +10% da marzo. Rating medio-alto: A- per S&P, A per Fitch e A1 per Moody’s. In questo caso, Brent sui 70 dollari per avere conti pubblici in pareggio.

Perché puntare su questi titoli? Sono asset per scommettere sulla ripresa economica globale, che sostiene i prezzi del greggio, il cui impatto sulle condizioni fiscali nel Golfo Persico è certamente elevato. Parliamo di stati, poi, generalmente in possesso di fondi sovrani molto ricchi e le cui probabilità reali di default siano da considerarsi molto basse. Il Bahrein, ad esempio, malgrado forti difficoltà negli ultimi anni, ha goduto del sostegno di Riad per superare indenne le scadenze.

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