C’era un paese dell’America Latina fino a qualche anno fa noto per la sua estrema stabilità politica, la solidità dell’economia e l’apertura al libero mercato. Negli ultimi tempi, però, le tensioni interne hanno appannato questa immagine. La vittoria di un candidato dell’ultra-sinistra alle elezioni presidenziali di due anni fa fu uno choc per i mercati. Ma Gabriel Boric oggi fa molta meno paura, semplicemente perché è debole. Un anno fa, la proposta di riforma costituzionale approvata da un’apposita assemblea a stragrande maggioranza di sinistra radicale fu bocciata tramite referendum con il 62% dei voti.

Ieri, è stato il turno della proposta messa nero su bianco dai partiti di destra e giudicata più conservatrice della Carta varata ai tempi del regime di Augusto Pinochet. Anch’essa è stata respinta con il 55% dei voti.

Se avessero vinto i “sì”, il Cile si sarebbe ritrovato con una Costituzione maggiormente garante dei diritti di proprietà, seppure limitativa del diritto di aborto. Paradosso vuole che la sinistra, che puntava a cancellare la Costituzione di Pinochet, abbia fatto campagna per conservarla da modifiche considerate peggiorative. In questo marasma, cosa accade ai bond del Cile? Similmente all’andamento del mercato obbligazionario in Europa e Nord America, le quotazioni salgono da quasi due mesi.

Bond Cile in netto rialzo da mesi

Prendiamo il decennale in euro con scadenza 15 luglio 2034 e cedola 4,125% (ISIN: XS2645248225). Ad ottobre era sceso sotto 94 centesimi, mentre adesso viaggia sopra 100 e offre un rendimento del 4%, vale a dire a premio di circa il 2% sul Bund a 10 anni e di un quarto di punto percentuale sul BTp a 10 anni.

Il decennale in dollari, scadenza 31 gennaio 2034 e cedola 3,50% (ISIN: US168863DV76) è passato nel frattempo da 79 a 89 centesimi e offre attualmente un rendimento del 4,80%, a premio dello 0,90% sul T-bond degli Stati Uniti. Le turbolenze politiche interne non hanno avuto grosse ripercussioni sui bond del Cile.

In effetti, la polarizzazione politica in corso sin dal 2019 non ha portato a deviazioni significative rispetto alle politiche “market friendly” dell’ultimo mezzo secolo. Certo, se il secondo referendum costituzionale fosse passato, il paese sarebbe diventato ancora più una garanzia per gli investitori stranieri.

Rame fattore positivo per economia cilena

Tuttavia, i bond del Cile potranno confidare verosimilmente sul rialzo possibile dei prezzi del rame, di cui il paese sudamericano è principale esportatore mondiale. C’è una carenza di offerta, tra l’altro dettata dal ritiro delle autorizzazioni allo sfruttamento di una grossa miniera nel Panama. A meno che l’economia globale non ingrani la retromarcia, i prezzi finirebbero per salire, anche perché il rame è un elemento fondamentale per la transizione energetica. E ciò farebbe soltanto bene alla bilancia commerciale e al cambio cileni, con riflessi positivi anche per i bond in valuta estera.

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