Anche la Colombia si è rifinanziata sui mercati internazionali questa settimana e lo ha fatto con l’emissione di un bond in dollari in doppia tranche. Si è trattato di quella che in gergo si definisce una “tap”, vale a dire di un’offerta di titoli già in circolazione. In effetti, le due scadenze erano state già emesse nel novembre scorso e la loro riapertura ha consentito al Tesoro di Bogotà di incassare altri 1,3 miliardi di dollari. Nel dettaglio, è stata riproposta la tranche con scadenza 14 novembre 2035 e cedola 8% (ISIN: US195325EL56) e quella con scadenza 14 novembre 2053 con cedola 8,75% (ISIN: US195325EM30).

Bond Colombia, riapertura sopra i prezzi di emissione

La prima è stata prezzata a 104, ben sopra i 97,748 centesimi del debutto di cinque mesi fa, offrendo così un rendimento annuo lordo del 7,5%. La seconda ha esitato un prezzo di 106,628, anche in questo caso maggiore dei 97,927 centesimi di novembre, per un rendimento sceso all’8,15%. Il taglio minimo è stato fissato in 200.000 dollari con multipli di 2.000.

I bond della Colombia hanno rating BB+ per S&P e Fitch, Baa2 per Moody’s. Praticamente, le prime due agenzie classificano il debito dello stato sudamericano “non investment grade” o “spazzatura“, vale a dire ad alto rischio di credito. In rapporto al Pil, esso si attestava al 62,3% nel 2023. E il deficit è stato al 3,5%. Pur non essendo livelli elevati, considerate che il debito estero era stimato in 196 miliardi di dollari a dicembre, di cui 30,6 miliardi in scadenza entro dodici mesi. E questo a fronte di riserve valutarie per 59,5 miliardi, pressate tra l’altro da una bilancia commerciale con saldi negativi. Le stesse partite correnti mostrano disavanzi cronici.

Affari d’oro con i bond in pesos

I bond della Colombia in dollari Usa segnalano spread medi con i T-bond degli Stati Uniti. La scadenza a 5 anni offre un rendimento del 2,57% più alto al 6,88%, mentre quella a 10 anni del +3,10% al 7,42%.

Ma il vero affare è stato certamente il trading dei bond colombiani in valuta locale. Prendete la scadenza del 25 ottobre 2050 in pesos con cedola 7,25% (ISIN: COL17CT03722). Oggi, si acquista per quasi 71 centesimi sul mercato, mentre nell’ottobre scorso era sceso a un minimo di 59,51 centesimi. In un semestre, un boom del 19%. Nel frattempo, il cambio si è rafforzato di oltre il 12% contro l’euro. Considerata anche la cedola, il rendimento lordo dell’investimento sarebbe stato del 37% in così breve tempo.

Cambio su tra tassi alti e popolarità a picco di Petro

Il cambio nell’ultimo anno guadagna il 21% contro il dollaro, il 32% dai minimi del novembre 2022. Questo forte recupero è stato dovuto a diversi fattori, che si stanno intrecciando con le valutazioni del mercato verso i bond della Colombia. In primis, la banca centrale aveva alzato i tassi di interesse fino a un massimo del 13,25%, anche se già li ha abbassati al 12,25%. Poiché l’inflazione domestica è scesa al 7,74%, cioè su livelli nettamente inferiori, i tassi reali decisamente positivi hanno attratto capitali esteri.

Ma il vero fattore critico per il cambio è stato politico. Il presidente Gustavo Petro, in carica da un paio di anni, è un esponente della sinistra marxista e tanto timore ha seminato tra gli investitori con la sua vittoria nel 2022. Tuttavia, la sua popolarità è già molto bassa e questo dà sollievo ai mercati, che confidano in un raggio di manovra politico limitato per il capo dello stato. Ma le cose non stanno andando forse come sperato. Nei giorni scorsi c’è stato l’esproprio di una compagnia assicurativa sanitaria da parte dello stato. C’è allarme circa la tendenza statalista del governo, che punta a controllare di più l’economia.

Bond Colombia esposti al rischio politico

Per i bond della Colombia non è un segnale positivo.

Petro ha più volte sfoggiato la volontà di potenziare la spesa pubblica e infrangere l’ordine fiscale per stimolare la crescita. Con il Pil in calo sia nel secondo che nel quarto trimestre dello scorso anno, tale tentazione risulta accresciuta. Ciò spiega la relativa cattiva performance dei titoli denominati in dollari di questi mesi. Il mercato non si fida del governo e ne scruta le mosse per capire quale direzione voglia prendere sui temi dell’economia.

[email protected]