Investire a lungo termine in uno zero coupon? Può essere una strategia estrema, ma potenzialmente molto redditizia in una fase di previsto calo dei tassi di interesse. Le obbligazioni a lunga scadenza e con cedole molto basse o senza cedole hanno una “duration” elevata e i loro prezzi risultano molto sensibili alle variazioni dei rendimenti sottostanti. Il bond Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) zero coupon con scadenza 4 febbraio 2048 permette di esporsi al tratto più lungo della curva senza assumersi anche il rischio di credito.

L’emittente è un soggetto con rating tripla A, per cui le probabilità di un suo default sono teoricamente prossime allo zero.

Bond Bers emesso in lire italiane

Questo bond Bers ha la peculiarità di essere stato emesso in lire italiane nel lontano febbraio del 1998, quando debuttò evidentemente sul mercato sovranazionale con durata di cinquanta anni. Il suo rendimento iniziale fu del 5,74%. Infatti, il prezzo di emissione si attestò a soli 6,13 centesimi. In pratica, se avessimo voluto investire un capitale nominale di 1 milione di lire, avremmo speso appena 61.300 lire. L’altissimo sconto si deve al calcolo del rendimento con il tasso di interesse composito.

Spread crollato con aumento dei tassi

Oggi, il bond Bers sul mercato secondario tratta a poco più di 29 centesimi. E pensare che aveva superato i 34 centesimi agli inizi del 2021. Tra i massimi e minimi di questi anni c’è stata una perdita superiore al 20%, volendo neanche così drammatica, considerato quanto è accaduto al comparto obbligazionario, specie sul tratto medio-lungo della curva. La ragione di queste perdite relativamente limitate, che contrasterebbero con l’analisi sopra accennata, risiede negli alti rendimenti offerti anche nell’era dei tassi negativi.

In effetti, ancora due anni fa si aggiravano sopra il 4,50%, a premio di circa 425 punti base o 4,25% sull’omologo Bund della Germania. Oggi, lo spread si aggira a poco più di 255 punti o 2,55%.

Dunque, è accaduto che il bond Bers sia risultato relativamente premiato dal mercato per i suoi alti rendimenti. Il resto lo avrebbero fatto i bassi volumi scambiati. Gli investitori che acquistarono all’emissione il titolo, furono perlopiù istituzionali “cassettisti”, cioè intenti a mantenerlo in portafoglio fino alla scadenza.

Plusvalenza dall’emissione ad oggi

Dall’emissione ad oggi, il bond Bers ha registrato un apprezzamento del 376%, pari al 6,65% medio lordo all’anno. In questo oltre un quarto di secolo, l’inflazione media in Italia è stata di circa il 2% all’anno. Pertanto, il rendimento lordo reale risulta essere stato fin qui di quasi il 4,60%. E quello netto? Qui, si apre un capitolo un po’ confusionario per via della legislazione fiscale peculiare sui bond zero coupon. Iniziamo con il dire che, ai prezzi di mercato, il bond Bers offre ancora un ottimo 5,32% lordo all’anno da qui alla scadenza del 2048. E tenete in mente questo dato, perché ci servirà ai fini del calcolo della tassazione dello zero coupon.

Come sappiamo, un bond zero coupon non stacca alcuna cedola, per cui l’unica fonte di guadagno per l’obbligazionista consiste nella differenza tra il prezzo di rimborso o rivendita e quello di acquisto. Nel nostro caso, essa è di (29,17 – 6,13) 23,04 centesimi. Su di essa grava l’aliquota del 12,50%. Essendo un bond sovranazionale, sconta la medesima tassazione dei BTp. Il legislatore complica i calcoli, introducendo il concetto di prezzo teorico. Sarebbe il prezzo a cui quoterebbe il bond Bers nel nostro esempio, qualora continuasse ad offrire il rendimento del 5,74% come da emissione.

Bond Bers, rendimento netto reale al 2%

Ebbene, esso risulterebbe oggi di 26,52 centesimi, di 2,65 centesimi inferiore al prezzo effettivo. Su questa differenza grava un’aliquota del 12,50% non compensabile con eventuali minusvalenze riportate su altri asset. La stessa aliquota insisterà sulla restante plusvalenza (20,39 centesimi) del bond Bers, ma stavolta compensabile con eventuali minusvalenze entro quattro anni successivi all’esercizio della loro maturazione.

Ipotizzando per semplicità di calcolo che non vi siano perdite da portare a compensazione, il rendimento medio netto dall’emissione ad oggi sarebbe di circa il 4,65%. Al netto dell’inflazione, scende al 2,60%.

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